Nel corso del 2023 l’Osservatorio di Antigone ha visitato 99 istituti penitenziari. Tutte le schede delle visite fatte sono pubblicate sul sito del nostro Osservatorio. Le 99 visite hanno riguardato tutte le regioni italiane. L’istituto più grande visitato, che ospitava in quel momento 2.022 persone detenute, è stato Poggioreale a Napoli. Il più piccolo l’Istituto a Custodia Attenuata per Madri (ICAM) di Lauro, che ospitava 7 mamme con 7 bambini.
La maggior parte degli istituti visitati, 51 su 99, si trova fuori dal contesto urbano, e sono di più recente costruzione, ma sono molti gli istituti più vecchi. 21 su 99 sono stati costruiti prima del 1900. Reggio Emilia svolge ed esempio la funzione di carcere già dal 1805.
In 28 istituti sui 99 visitati c’erano celle in cui non erano garantiti 3 mq calpestabili per ogni persona, in 9 c’erano celle senza riscaldamento e in 47 celle senza acqua calda.
In 28 istituti sui 99 visitati c’erano celle in cui non erano garantiti 3 mq calpestabili per ogni persona, in 9 c’erano celle senza riscaldamento e in 47 celle senza acqua calda. In 48 c’erano celle senza doccia e in 6 (Fermo, Lucera, Pordenone, Rimini, Trani e Trieste) c’erano celle in cui il wc non era in un ambiente separato, bensì in un angolo della cella. In 86 istituti su 99 non era assicurata la separazione dei giovani adulti dagli adulti.
In 6 istituti visitati su 99 non c’erano spazi esclusivamente dedicati alla scuola e in ben 30 non c’erano spazi per le lavorazioni. Praticamente in tutti gli istituti era presente una biblioteca, ma solo in 54 era utilizzabile anche come sala di lettura.
In 29 istituti non c’era un’area verde per colloqui nei mesi estivi.
Quanto al personale, in media la pianta organica di polizia penitenziaria era al 79,7%, e si trovavano, sempre in media, 1,9 detenuti ogni agente di polizia. Nei 41 istituti più grandi tra quelli visitati questi valori erano rispettivamente dell’80% e di 2,2 detenuti per agente.
Gli educatori coprivano in media il 72,3% della pianta organica e c’era in media un educatore ogni 80,7 detenuti. Nei 41 istituti più grandi gli educatori erano uno ogni 102,4 detenuti.
Gli educatori (funzionari giuridico pedagogici) coprivano in media il 72,3% della pianta organica e c’era in media un educatore ogni 80,7 detenuti. Nei 41 istituti più grandi gli educatori erano uno ogni 102,4 detenuti.
Durante le visite svolte nel 2023 abbiamo anche raccolto il dato relativo agli eventi critici verificatisi nel corse del 2022, e lo abbiamo messo in relazione con le presenze in carcere al momento della visita. In media abbiamo registrato 11,8 provvedimenti di isolamento disciplinare ogni 100 detenuti, 18,1 atti di autolesionismo, 2,39 tentati suicidi, 3,5 aggressioni a danno del personale e 5,5 aggressioni a danno di altri detenuti, sempre ogni 100 detenuti.
Per quanto riguarda la salute, abbiamo registrato come in 41 istituti su 99 non è presente un medico 24 ore su 24, e in 64 su 99 non è disponibile la cartella clinica informatizzata. Quanto alla salute mentale, ci è stato riferito in media di 12,3 diagnosi psichiatriche gravi ogni 100 detenuti presenti mentre, sempre tra i presenti, 19,7% assumeva stabilizzanti dell’umore, antipsicotici o antidepressivi, ed il 40% sedativi o ipnotici. Numeri esorbitanti, ma del tutto in linea con quelli registrati negli scorsi anni.
Sotto i dati relativi alle attività trattamentali svolte negli istituti.
Come si vede il lavoro coinvolge poco meno di un terzo dei detenuti, la scuola poco più di un quarto, ma i dati che più scoraggiano da un lato sono quelli delle persone detenuti che lavorano per datori di lavoro diversi dal carcere, solo il 3,2% dei presenti, e dall’altro le persone coinvolte in corsi di formazione professionale, ovvero il 10,6% dei presenti. Numeri davvero bassi, ma entrambi in lieve crescita rispetto all’anno scorso.
Quanto alla quotidianità detentiva, dalle visite del 2023 si scopre che in circa la metà degli istituti in tutte le sezioni le celle sono aperte almeno 8 ore al giorno. Un dato significativamente in calo rispetto al 2022, quando era del 61%, e che probabilmente, alla luce della recente circolare sulla media sicurezza, è destinato a calare ulteriormente.
In ben 7 istituti i colloqui nel fine settimana non si possono mai fare, mentre il 29 istituiti i colloqui non si fanno mai il pomeriggio.
Uno sguardo infine ai contatti con l’esterno. In 56 istituti su 99 si svolgono colloqui sia il sabato che la domenica, ma in ben 7 istituti i colloqui nel fine settimana non si possono mai fare, mentre il 29 istituiti i colloqui non si fanno mai il pomeriggio.
Solo in 41 istituti più della metà dei detenuti fa colloqui in presenza regolarmente, mentre in ben 10 istituti a fare i colloqui sono meno di un quarto dei presenti. Mentre in ben 64 istituti più della metà dei presenti effettua videochiamate. Il successo di questa forma di contatto con i familiari è del tutto evidente. E se ci si sofferma a quei 10 istituti di cui dicevamo sopra, nei quali meno un quarto dei presenti fa colloqui in presenza, in ben 7 di questi effettua videochiamate più dei tre quarti dei presenti. Si tratta in buona parte infatti di istituti distanti e mal collegati, difficili da raggiungere, e nei quali evidentemente il ricorso alle videochiamate compensa almeno in parte la difficoltà dei colloqui.