Osserviamo come nei due anni passati il tasso di suicidi in carcere sia particolarmente alto.
Seppur in leggero calo rispetto all’anno precedente, nel 2021 il numero di suicidi in carcere rimane molto alto. Secondo i dati pubblicati dal Dap, sono state 57 le persone detenute ad essersi tolte la vita. Se questo numero viene messo in relazione con le persone mediamente presenti negli istituti di pena nel corso dell’anno otteniamo il tasso di suicidi, ossia il principale indicatore per analizzare l’ampiezza del fenomeno. Nel 2021, a fronte di una presenza media di 53.758 detenuti, tale tasso si attesta a 10,6 casi di suicidi ogni 10.000 persone detenute.
Guardando all’andamento del dato nell’ultimo decennio, osserviamo come nei due anni passati il tasso di suicidi in carcere sia particolarmente alto. Purtroppo tale crescita sembra confermarsi anche nel 2022, essendo già numerosi i casi di suicidi avvenuti nei primi mesi dell’anno.
Il dossier di Ristretti Orizzonti “Morire di carcere”, realizzato tramite fonti di stampa recensite dalla redazione del giornale, consente di andare oltre al dato numerico e di guardare alle singole biografie di chi si è tolto la vita in carcere. Delle 57 persone riportate nei dati del Dap, il dossier ne censisce 44. Sulle altre 13 non sono probabilmente usciti articoli o notizie, sfuggendo così alla raccolta di informazioni di Ristretti.
Oltre ai casi di suicidi di persone detenute, il dossier riporta la storia di un giovane ragazzo di 23 anni originario della Guinea che si è tolto la vita all’interno del Centro di permanenza per il rimpatrio di Torino. Il dossier riporta poi un’altra tragedia, con protagonista un ragazzo ancora più giovane, di nemmeno 16 anni, che si è tolto la vita all’interno di una casa alloggio nel casertano dove era ospitato da qualche mese per aver commesso una rapina.
Non emergono casi di donne detenute che si sono tolte la vita nel corso del 2021.
Delle 44 persone detenute che si sono tolte la vita censite da Ristretti, undici sono di origine straniera. L’età media delle persone che si sono tolte la vita in carcere nel 2021 è di 42 anni. La fascia più rappresentativa – con dodici decessi – è quella delle persone tra i 46 e i 50 anni anni, seguita da nove decessi di persone con un’età compresa tra i 41 e i 45 anni. I più giovani erano due ragazzi di 24 e 25 anni, morti entrambi a maggio 2021 uno nel carcere di Novara e l’altro nel carcere di Poggioreale a Napoli. Le persone più grandi di età avevano entrambe 56 anni ed erano entrambe detenute nel carcere di Cagliari. Dai dati di Ristretti, non emergono casi di donne detenute che si sono tolte la vita nel corso del 2021.
Gli istituti dove sono avvenuti più casi di suicidio nel corso dell’anno sono la Casa Lavoro di Vasto e la Casa Circondariale di Pavia, entrambi con tre decessi. Sul caso di Pavia, dove le morti sono avvenute nel giro di poco più di un mese, il rapporto contiene un apposito approfondimento. Seguono con due casi di suicidi ognuno, gli istituti penitenziari di Avellino, Bari, Benevento, Cagliari, Ferrara, Foggia, Frosinone, Milano Bollate, Monza e Vicenza.
Secondo i dati del Dap, nel 2021 sono decedute 148 persone detenute. Come abbiamo visto, 57 sono le persone che si sono tolte la vita mentre le restanti 91 sono generalmente indicate come morti avvenute per cause naturali. I casi di suicidi sono pertanto pari al 38,5% dei decessi totali.
Secondo il documento sulla prevenzione del suicidio in carcere realizzato l’Organizzazione Mondiale della Sanità, il suicidio è spesso una delle cause più comuni di morte in carcere. L’OMS ha reso noto come i detenuti – se considerati come gruppo – abbiano tassi di suicidio più elevati rispetto alla comunità in quanto non solo all’interno degli istituti di pena vi è un numero maggiore di comportamenti suicidari, ma gli individui che subiscono il regime di detenzione presentano frequenti pensieri e comportamenti suicidari durante tutto il corso della loro vita.
Vediamo quindi come in carcere i casi di suicidi siano oltre 13 volte in più rispetto alla popolazione libera.
Secondo gli ultimi dati pubblicati dall’OMS1), il tasso di suicidio in Italia nel 2019 era pari a 0,67 casi ogni 10.000 persone. Nello stesso anno, il tasso di suicidi in carcere era pari a 8,7 ogni 10.000 detenuti mediamente presenti. Mettendo in rapporto i due tassi, vediamo quindi come in carcere i casi di suicidi siano oltre 13 volte in più rispetto alla popolazione libera. Oltre all’enorme differenza tra suicidi commessi in carcere e in libertà, possiamo osservare come i due tassi abbiano subito a distanza di qualche anno un sensibile cambio di tendenza ma in direzione opposta. Se infatti il tasso di suicidi nella popolazione libera nel 2019 ha registrato un notevole calo rispetto al 2016, il tasso di suicidi in carcere nel 2019 è invece cresciuto sensibilmente rispetto a tre anni prima.
Tra le proposte di riforma del regolamento penitenziario presentate a dicembre 2021, Antigone sostiene la necessità di dedicare maggiore attenzione ad alcuni aspetti della vita penitenziaria, affinché il rischio suicidario possa essere controllato e ridimensionato.
Le ragioni per cui in carcere i suicidi sono molto più frequenti sono probabilmente dovute alla più densa presenza di gruppi vulnerabili, di persone in condizioni di marginalità, di isolamento sociale e di dipendenza. Oltre a fattori personali, numerosi possono essere gli elementi esterni che contribuiscono ad acuire situazioni di pregressa sofferenza soprattutto in un ambiente complesso come quello carcerario.
Per questo motivo, tra le proposte di riforma del regolamento penitenziario presentate a dicembre 2021, Antigone sostiene la necessità di dedicare maggiore attenzione ad alcuni aspetti della vita penitenziaria, affinché il rischio suicidario possa essere controllato e ridimensionato.
A tal fine, il regolamento dovrebbe prevedere in primis una maggiore apertura nei rapporti con l’esterno, tramite la possibilità di svolgere più colloqui e soprattutto più telefonate e in qualsiasi momento. Grande attenzione va posta al momento dell’ingresso e dell’uscita dal carcere, entrambe fasi particolarmente delicate e durante le quali avvengono numerosi casi di suicidi. L’introduzione alla vita dell’istituto deve avvenire in maniera lenta e graduale, affinché la persona abbia la possibilità di ambientarsi. Maggiore attenzione andrebbe prevista anche per la fase di preparazione al rilascio a fine pena, facendo in modo che la persona venga accompagnata al rientro in società. Oltre alla fasi iniziali e conclusive dei periodi di detenzione, particolare attenzione andrebbe dedicata a tutti quei momenti della vita penitenziaria in cui le persone detenute e internate si trovano separate dal resto della popolazione detenuta perché in isolamento o sottoposti a un regime più rigido e con meno contatti con altre persone.
A confermare l’elevato tasso di suicidi nelle carceri italiane, si aggiungono i dati relativi al resto d’Europa. Secondo le statistiche più recenti (rapporto SPACE 2021), l’Italia si colloca al decimo posto tra i paesi membri del Consiglio d’Europa per tasso di suicidi in carcere.
I dati fanno riferimento al 2020 quando in Italia il tasso di suicidi era pari a 11.42), ben superiore alla media europea annuale attestatasi a 7.2 casi ogni 10.000 persone detenute. Il Paese con il tasso più alto è la Francia (27,9), seguita da Lettonia (19,7), Portogallo (18,4) e Lussemburgo (18). Importante notare inoltre come l’Italia sia tra i paesi europei con il più alto tasso di suicidi nella popolazione detenuta, mentre è tra i paesi con i tassi di suicidio più bassi nella popolazione libera3).
Infine, un breve sguardo ai dati relativi agli episodi di autolesionismo in carcere. Gli ultimi dati ufficiali risalgono al 2020, non essendo pubblicati dal Dap e dovendo quindi far riferimento all’ultima relazione al Parlamento del Garante Nazionale. Negli ultimi cinque anni osserviamo un costante crescita dell’autolesionismo che nel 2020 arriva a contare 11.315 episodi.
Nel leggere tali dati, bisogna però sempre fare una piccola precisazione. Si tratta infatti di numeri di complessa lettura, sia perché di frequente più gesti di autolesionismo vengono effettuati da una medesima persona sia perché il conteggio degli eventi può sensibilmente variare da istituto a istituto, a seconda se vengano considerati o meno come azioni di tipo dimostrativo. Fatta tale premessa, gli episodi di autolesionismo costituiscono un importante elemento per raccontare il clima all’interno di un istituto penitenziario, oltre che le caratteristiche della sua popolazione detenuta e delle risorse disponibili.
Dalle informazioni raccolte tramite le visite effettuate da Antigone nel corso del 2021, emerge una media di 19,9 casi di autolesionismo registrati in un anno ogni 100 persone detenute. Numerosi sono gli istituti con un numero di casi ben superiore. Tra questi al primo posto la Casa Circondariale di Sollicciano a Firenze con 105,2 episodi di autolesionismo. Guardando altri dati relativi all’istituto, vediamo come al momento della visita di Antigone, si registrava un tasso di sovraffollamento pari al 145,9%, una popolazione detenuta composta il 70% da persone di origine straniera e un rapporto di un educatore per quasi 165 detenuti a fronte di una media nazionale di circa un educatore ogni 83 detenuti. Si tratta quindi chiaramente di un istituto con grandi difficoltà, di cui l’alto numero di atti di autolesionismo ne è solo la riprova. Dopo Sollicciano vi è poi la Casa Circondariale di Gorizia con 76,47 episodi, anch’esso istituto con alto tasso di sovraffollamento (130,77%) e di detenuti stranieri (48,53%). Seguono poi le Case circondariali di Ascoli Piceno, di Pordenone e di Ferrara con circa 50 casi di autolesionismo ogni 100 persone detenute.
References
↑1 | World Health Organization, Suicide in the World, Global Health Estimate for the year 2016, https://apps.who.int/iris/bitstream/handle/10665/326948/WHO-MSD-MER-19.3-eng.pdf; World Health Organization, Suicide Worldwide in 2019, Global Health Estimate for the year 2019, https://www.quotidianosanita.it/allegati/allegato1377340.pdf. |
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↑2 | Il tasso di suicidi del 2020 indicato dal rapporto SPACE (11.4) differisce leggermente da quello indicato dal Dap (11) in quanto il primo viene calcolato con la popolazione detenuta al 31 gennaio 2021, mentre il secondo con la presenze medie negli istituti penitenziari nel corso del 2020. |
↑3 | Secondo il report dell’OMS con i dati relativi al 2019, ogni 10.000 persone il tasso di suicidi in Italia era pari a 0,67, ben inferiore ad altre realtà europee come la Francia (1,38); la Germania (1,23); la Polonia (1,13); la Romania (0,97); la Spagna (0,77); e gli UK (0,79). |