L’avvento della pandemia ha comportato significativi effetti sia sulla mole che sulla tipologia di reati commessi nel corso dell’anno. Secondo i dati diffusi dal Dipartimento di pubblica sicurezza del Ministero dell’Interno, fra gennaio e novembre 2020 si è registrata una diminuzione in media dei reati commessi pari al 20,9% rispetto allo stesso periodo del 2019. Nei mesi di marzo e aprile, durante il periodo di lockdown generale, il numero dei reati commessi è diminuito addirittura del 54,3%.
Le restrizioni alla libertà di circolazione imposte a partire da marzo 2020, hanno influenzato notevolmente gli stili di vita delle persone facendo crollare alcune tipologie di reato e aumentandone altre.
Ad oggi, i dati disponibili sull’andamento delle specifiche tipologie di reato forniti dal Ministero dell’Interno sono relativi al primi sei mesi del 2020. La chiusura delle attività commerciali e le misure di distanziamento sociale hanno comportato una generale riduzione dei reati contro il patrimonio. Nello specifico, sono significativamente diminuiti i furti (- 41,6%), le rapine (- 31,1%), le estorsioni (-25,8%) e i danneggiamenti (-24,7%). Sono diminuiti anche i reati in materia di stupefacenti come le associazioni per produzione o traffico (-43,59%) e spaccio (- 11,06%). Una forte contrazione è stata registrata nei reati contro la persona fra cui le violenze sessuali (-24,4%), le lesioni dolose (-23,7%), la pornografia minorile (-21,4%) e gli atti persecutori (-18,7%). Sempre nel primo semestre del 2020, si rileva altresì un forte calo nei reati legati al traffico di migranti come lo sfruttamento dell’immigrazione clandestina (-51%).
Sono invece sensibilmente aumentati i crimini informatici, 33% in più nel periodo fra gennaio e novembre 2020 rispetto allo stesso periodo del 2019. E’ aumento anche il reato di usura, probabilmente a causa delle grandi difficoltà economiche dovute alla chiusura delle attività degli ultimi mesi.
Minimo storico di omicidi, ma più donne vittime
Come negli anni precedenti, anche nel 2020 vi è stata una costante diminuzione degli omicidi volontari. In particolare si è passati dai 315 eventi delittuosi del 2019 a 271, con una riduzione pari al 14%. Si è scesi quest’anno per la prima volta sotto i 300 omicidi, raggiungendo i minimi storici.
La diminuzione degli omicidi totali non ha trovato però corrispondenza con una pari riduzione negli omicidi con donne vittime. Negli ultimi due anni, risultano in lieve aumento le vittime di sesso femminile (da 111 del 2019 a 112 del 2020) e quelle uccise in ambito familiare affettivo (da 94 a 98).
Nell’analisi elaborata dal Ministero dell’Interno sugli omicidi volontari commessi nel corso dell’anno, particolare attenzione è stata riservata all’andamento degli eventi delittuosi su base mensile sia nel 2019 che nel 2020. Tale analisi ha consentito di osservare l’incidenza sul numeri di omicidi delle misure restrittive adottate per arginare l’emergenza sanitaria e delle successive riaperture.
Dai risultati emerge come nel 2020 gli omicidi si riducono a partire dal mese di febbraio (16), e quindi nel periodo di lockdown nazionale, con valori particolarmente bassi rispetto all’anno precedente nei mesi di marzo e aprile (entrambi con 18 omicidi). L’allentamento delle misure a maggio e a giugno è corrisposto con un nuovo aumento del fenomeno (20 e 33 omicidi), successivamente di nuovo in flessione ad ottobre e novembre (entrambi 17 omicidi) con l’adozione di nuove misure restrittive durante la cosiddetta seconda ondata della pandemia.
Da questa analisi, la diminuzione di omicidi volontari commessi nel corso dell’anno sembrerebbe dunque esser stata influenzata dalla riduzione della libertà di circolazione disposta in emergenza sanitaria. Le misure adottate potrebbero aver dunque causato un ulteriore calo su un fenomeno già in forte decrescita. Interessante osservare inoltre come secondo gli ultimi dati disponibili, l’Italia sia uno dei paesi europei con il più basso tasso di omicidi ogni 100.000 abitanti. Sotto l’Italia solo il Lussemburgo e la Slovenia.
Nei precedenti rapporti, per la stesura di questo capitolo si è sempre analizzata la relazione fra numero di reati commessi e popolazione detenuta in un determinato periodo.
Quest’anno però va fatta una breve premessa. Il minor numero di arresti effettuati e le misure straordinarie adottate per diminuire l’affollamento in carcere, arginando così la diffusione del virus e proteggendo allo stesso tempo i soggetti più vulnerabili, hanno comportato una significativa diminuzione delle presenze negli istituti di pena. Tale diminuzione è però quindi esclusivamente dipesa dall’eccezionalità del periodo, estranea a qualsiasi politica di decarcerizzazione.
Per effettuare una corretta analisi della relazione tra reati e persone detenute, vanno pertanto presi in considerazione i dati pre-covid.
*mentre per gli anni precedenti i dati sono al 31 dicembre, per il 2019 i dati sono al 30 novembre
Fonte: nostra elaborazione su dati del Ministero dell’Interno
Come già detto, per quanto riguarda i reati vediamo come l’andamento della delittuosità sia negli ultimi anni in costante decrescita (tendenza confermata anche nel 2020). Al contrario, le persone in carcere continuano ad aumentare. Il 2019 si è concluso con una popolazione detenuta pari a 60.769 persone. A febbraio 2020, appena prima dell’inizio della pandemia, le presenze negli istituti di pena erano ulteriormente aumentate fino a superare le 61.000, in continuità con il trend in crescita degli ultimi anni. La conclusione finale è dunque sempre la stessa: nonostante una progressiva riduzione dei crimini le carceri italiane sono sempre più piene.
Infine, un rapido sguardo alle tipologie di reati ascritti alle persone detenute al 31 dicembre 2020. Come ogni anno, i più rappresentati sono i reati contro il patrimonio (30.745), seguiti dai reati contro la persona (23.095) e da quelli legati alla normativa sulle droghe (18.757).