Al 15 gennaio 2021, i 281 ragazzi detenuti in Ipm costituiscono il 22% dei 1.276 che vivono in strutture residenziali e il 2,11% dei 13.282 in carico ai servizi della giustizia minorile (tra questi ultimi, 2.149 sono in messa alla prova).
Alla metà del gennaio 2021, erano 281 i ragazzi detenuti nei 17 Istituti penali per minorenni presenti sul territorio nazionale. Un numero sostanzialmente identico a quello del 15 maggio 2020, quando erano 280. Tre mesi prima, alla metà di febbraio, erano invece oltre il 33% in più, vale a dire 374. Un numero pari al 24,7% dei 1.513 ragazzi presenti nelle varie strutture residenziali della giustizia minorile (principalmente comunità) e al 3% dei 12.421 ragazzi in carico agli uffici di servizio sociale per i minorenni. Tre mesi dopo, troviamo che i ragazzi in Ipm sono il 20,9% dei 1.340 ragazzi ospitati in strutture residenziali e il 2,13% dei 13.151 ragazzi in carico ai servizi.
Al 15 gennaio 2021, i 281 ragazzi detenuti in Ipm costituiscono il 22% dei 1.276 che vivono in strutture residenziali e il 2,11% dei 13.282 in carico ai servizi della giustizia minorile (tra questi ultimi, 2.149 sono in messa alla prova). Un sostanziale calo delle presenze in Ipm si è avuto dunque durante il primo semestre del 2020, nei primi mesi della pandemia. Come accaduto nelle carceri per adulti, anche qui gli ingressi ridotti e le misure adottate per far fronte al virus hanno comportato una riduzione dei numeri. Vale dunque la pena di analizzare nel dettaglio i dati di flusso relativi ai primi sei mesi del 2020, paragonandoli con i dati analoghi relativi al primo semestre dell’anno precedente per capire in che modo la crisi sanitaria li abbia influenzati.
Il primo semestre del 2020 ha visto entrare nelle carceri minorili italiane 362 ragazzi (236 minorenni e 126 giovani adulti), contro i 521 dello stesso periodo dell’anno precedente (311 minorenni e 210 giovani adulti). Le uscite dagli istituti (432) sono state il 119,3% delle entrate nel primo semestre 2020, contro il 104,4% dello stesso periodo del 2019 (544).
In generale, l’intero anno 2020 ha visto un calo notevole nel numero annuale consueto degli ingressi in Ipm, come si vede nella figura 1.
Fonte: rielaborazione dati Ministero della Giustizia
La crisi sanitaria conferma la minore capacità del sistema a sostenere le fasce più marginali, in particolare i ragazzi stranieri. Se nei primi sei mesi del 2019 il 42,2% degli ingressi in Ipm avveniva da parte di stranieri, la percentuale sale al 53,9% nei primi sei mesi del 2020, segno che le misure prese per limitare al massimo le entrate in carcere hanno funzionato meglio per gli italiani. Negli stessi periodi, le uscite di ragazzi stranieri sono passate dal 41,2% del 2019 al 48,6% del 2020. A un incremento dell’11,7% delle entrate ha corrisposto un incremento del solo 7,4% delle uscite (figura 2).
Fonte: rielaborazione dati Ministero della Giustizia
Sorprende invece, visto il minore spessore criminale generale delle donne rispetto agli uomini, che a fronte di percentuali più o meno stabili negli ingressi delle donne ancora nei due periodi considerati (10,7% e 10,2%, 56 e 37 in valori assoluti) sia calata la percentuale delle uscite riguardanti donne tra il primo semestre 2019 e il primo semestre 2020 (14,5% contro 11,1%, 79 e 48 in valori assoluti). Una spiegazione potrebbe essere quella che fa da sfondo all’intero sistema: si tenta di residualizzare al massimo la detenzione minorile e quando non vi si riesce non è solo, né principalmente, a causa della gravità del reato bensì a causa della mancanza di reti di sostegno. Le ragazze che entrano in carcere nonostante un ridotto profilo criminale portano i segni di una forte marginalità, contro la quale anche le misure emergenziali sono più impotenti.
Se nel primo semestre 2019 il 70,6% degli ingressi in carcere aveva riguardato la misura cautelare, nello stesso periodo del 2020 la percentuale sale al 73,2%, mostrando dunque un calo percentuale degli ingressi volti a eseguire una sentenza di condanna che poteva aspettare o trovare altre forme di esecuzione. Se tuttavia guardiamo ai soli ingressi in carcere per custodia cautelare provenienti dalla libertà, e non dalle comunità per aggravamento di una misura cautelare già applicata, la percentuale relativa al 2019 è del 22,1% mentre scende al 17,1% nel primo semestre del 2020, segno della maggiore cautela nell’applicazione della custodia cautelare in carcere durante la pandemia.
Da gennaio a giugno 2020, 62 ragazzi sono entrati in carcere dalla libertà per esecuzione della pena, contro i 108 dello stesso periodo del 2019.
Continuando a guardare ai due periodi che stiamo paragonando, vediamo che nel 2020 il 67,4% delle uscite ha riguardato ragazzi in custodia cautelare in carcere, per i quali si è cercato di trovare altre misure, contro il 62,8% dell’anno precedente. Tra coloro che avevano una sentenza definitiva e che hanno lasciato l’Ipm mentre stavano scontando la pena, nel primo semestre 2020 solo il 16,3% è uscito per fine pena (contro il 26,2% dell’anno precedente), mentre il 51,2% è andato in detenzione domiciliare (contro il 17,3% dell’anno precedente). Gli altri sono usciti per differimento della pena (7,1%, contro il 6,9% dell’anno precedente) o per essere stati trasferiti in strutture per adulti (14,2%, contro il 35,1% dell’anno precedente, quando non c’era la pandemia ad aggravare il problema del sovraffollamento delle carceri per adulti).
Il calo nel numero delle presenze avuto durante i primi mesi di pandemia ha portato gli Ipm al minimo storico dei 280 ragazzi presenti alla metà di maggio 2020. Nei mesi successivi si sono avute piccole oscillazioni, che hanno al massimo portato alle 319 presenze di Ferragosto.
Tra i 281 ragazzi presenti in carcere alla metà del mese di gennaio 2021 si contano 15 infrasedicenni, 104 minorenni nella fascia di età 16-17 anni, 118 giovani adulti nella fascia 18-20 e 44 in quella 21-24. I detenuti italiani sono 158 e gli stranieri 123.
Tra i 281 ragazzi presenti in carcere alla metà del mese di gennaio 2021 si contano 15 infrasedicenni, 104 minorenni nella fascia di età 16-17 anni, 118 giovani adulti nella fascia 18-20 e 44 in quella 21-24. I detenuti italiani sono 158 e gli stranieri 123. Le ragazze sono 13 (4 italiane e 9 straniere) e sono ospitate nelle sezioni femminili di Nisida e Roma e nell’unico Ipm interamente femminile di Pontremoli che ospita attualmente 8 donne.
Sono 148 i ragazzi che hanno una sentenza definitiva, il 52,7% del totale, mentre 58 tra i rimanenti, pari al 20,6% del totale delle presenze in carcere, sono in attesa di primo giudizio. I 119 minorenni e i 162 giovani adulti pesano su queste percentuali in maniera estremamente diseguale: se tra i primi solo il 23,% ha una sentenza definitiva e il 40,3% è in attesa di primo giudizio, tra i secondi il 74,1% ha una sentenza definitiva mentre il 6,2% è in attesa di primo giudizio. Indice della capacità del sistema di trovare percorsi di esecuzione della pena alternativi al carcere per i ragazzi più giovani.
L’istituto con il più alto numero di presenze è Nisida (33). Ci sono poi 6 Ipm con presenze tra le 20 e le 30 (Torino 27, Milano 26, Roma 25, Airola 22, Bologna e Catania 20), altri 6 con presenze tra le 10 e le 20 (Firenze 16, Bari 15, Palermo 14, Acireale 13, Treviso 11 e Catanzaro 10) e 4 con presenze inferiori alle 10 (Cagliari 9, Pontremoli 8, Potenza 7 e Caltanissetta 5).
Proponiamo qui una scheda informativa su ciascuno di essi. Le schede – che intendono delineare una fotografia di come si è affrontata l’emergenza Covid e di come si stia oggi affrontando il ritorno alla normalità da parte delle singole strutture – sono state redatte tra il mese di gennaio e quello di febbraio 2021 con informazioni fornite dagli stessi Istituti e non direttamente verificate dall’Osservatorio di Antigone, che in questi mesi ha rallentato la propria attività a causa della pandemia. Ci si è concentrati in particolare sull’andamento dei percorsi scolastici, al cuore dell’offerta trattamentale negli Ipm, e delle altre attività formativi e ricreative, e su tutte le relazioni con l’esterno.
Ne emerge un quadro, per quanto disomogeneo in alcuni singoli aspetti, attraversato dalla comune tensione verso la presa in carico individualizzata di ogni ragazzo, attraverso strategie diverse e adattate alle circostanze. A Potenza ci si accorda con la Asl per eseguire tamponi bisettimanali a un ragazzo al fine di permettergli di continuare a frequentare la scuola all’esterno, a Catania gli educatori affiancano nello studio i ragazzi che devono sostenere gli esami di terza media a distanza, a Catanzaro si organizzano lezioni per imparare a usare le piattaforme di videocomunicazione, a Pontremoli si fanno videochiamare le ragazze dai pc degli uffici degli educatori prima di riuscire ad allestire una sala con apposito mega-schermo, e potremmo continuare. Ovunque si comprende che le innovazioni tecnologiche introdotte con l’emergenza sanitaria non devono andare perdute dopo la pandemia.
Le nuove norme sull’ordinamento penitenziario minorile dell’ottobre 2018 portavano con sé un carico di sperimentazione capace auspicabilmente di indicare la strada anche a un modello più avanzato di detenzione per gli adulti. Le sezioni a custodia attenuata, radicate e aperte al territorio esterno, le visite prolungate, con la potenziale intimità che possono permettere, potrebbero trasformare considerevolmente il modello detentivo. Auspichiamo che tutto ciò, unito agli insegnamenti appresi durante la crisi sanitaria, saprà indicare con nettezza la strada da percorrere nell’uscita dall’emergenza del prossimo futuro.
ACIREALE
A metà gennaio, a seguito dell’accertata positività al Covid-19 dell’operatore addetto ai laboratori professionalizzanti, tutta la popolazione detenuta nell’Ipm di Acireale è stata sottoposta a un ciclo di tamponi all’esito del quale un ragazzo appena maggiorenne è risultato positivo asintomatico. Per svolgere il periodo di isolamento consentendogli di godere almeno di una parziale libertà di movimento, il ragazzo è stato trasferito in una sezione vuota completamente a sua disposizione. Oltre che dal medico dell’istituto, le condizioni di salute del ragazzo sono state quotidianamente monitorate dall’Unità Sanitaria di Crisi (Usc) di riferimento.
I ragazzi che hanno avuto contatti ravvicinati con lui e con l’operatore contagiato sono stati nuovamente sottoposti al tampone molecolare e tenuti in isolamento fiduciario. Nei mesi passati anche due agenti di polizia penitenziaria avevano contratto il virus, ma in entrambi i casi in seguito ai controlli di routine nessun ragazzo o operatore era risultato positivo.
Nel periodo di lockdown della primavera 2020 sono state sospese tutte le attività scolastiche tranne per un ragazzo che nel mese di maggio ha svolto didattica a distanza per conseguire la licenza media. Dall’inizio dell’anno scolastico 2020-2021 le attività si sono svolte regolarmente in presenza fino al 14 di gennaio quando la Sicilia è diventata zona rossa. Attualmente il corso di scuola media è tenuto in didattica a distanza grazie a sette computer forniti dal Cpia e dei tablet acquistati dall’istituto.
Due ragazzi in articolo 21 – che fino al marzo 2020 erano autorizzati a permanere fuori dall’istituto dalla mattina fino alle 20, per frequentare uno l’istituto superiore e l’altro la facoltà di ingegneria di Catania – con la chiusura delle scuole e delle università hanno mantenuto l’articolo 21 e trascorrono le giornate in ambienti fuori dalla zona detentiva in totale autonomia. Sono forniti di cellulare, computer personale e connessione internet necessari per continuare a seguire le lezioni in didattica a distanza.
Un ragazzo lavora come aiuto cuoco nella cucina dell’istituto, assunto con regolare contratto di lavoro a tempo determinato dalla ditta Sodexo.
Da maggio 2020 è ripreso il corso professionalizzante in attività di impiantistica ed edilizia che ha impegnato a turno due ragazzi al giorno per quattro ore e si è concluso a fine anno con più di mille ore di attività. È subito ripreso dopo il lockdown anche il corso di pittura e l’attività sportiva.
La programmazione per il 2021 è ancora in fase di approvazione e per tale ragione tutte le attività dell’istituto sono al momento sospese. Ogni anno bisogna attendere almeno il mese di marzo per la ripresa delle varie progettualità, lasciando così tutti i corsi e i laboratori fermi per parecchio tempo. Da fine dicembre, tranne per le attività scolastiche garantite dal Cpia, l’intero istituto si ferma sempre per almeno tre mesi lasciando i ragazzi senza attività e impedendo la continuità necessaria per un’effettiva acquisizione delle competenze impartite. Nonostante non siano stati ancora rinnovati i contratti per il nuovo anno, continua però l’ingresso una volta a settimana di un mediatore culturale, in quanto considerato come un servizio essenziale per l’istituto data la presenza di due ragazzi di lingua araba.
Come in tutta Italia, le modalità di svolgimento dei colloqui hanno seguito l’andamento dell’emergenza sanitaria a livello regionale. Da dopo il lockdown di inizio 2020 i colloqui sono gradualmente ripresi in presenza con limitazione degli ingressi a maggio e poi più allargati nei mesi estivi approfittando della possibilità di svolgerli in spazi esterni. Nel periodo di zona arancione sono poi stati nuovamente sospesi per il divieto di spostarsi fra comuni. Dal marzo 2020 è comunque sempre stata garantita la possibilità di svolgere colloqui tramite videochiamata.
L’istituto di Acireale sarebbe stato il primo in Italia ad adibire uno spazio per lo svolgimento di visite prolungate così come previste dal D.lgs. 2 ottobre 2018 n.121. Prima dell’emergenza sanitaria si offriva così la possibilità di passare alcune ore con i propri cari in un ambiente simile a quello familiare, dotato di cucina e angolo giochi per i bambini. Per evitare di sottoporre a controlli il cibo portato dall’esterno, è stata attivata una convenzione con una gastronomia vicina all’istituto dove i parenti dei ragazzi hanno la possibilità di acquistare il cibo da portare all’interno.
Al 15 gennaio 2021 l’istituto ospitava 13 ragazzi, di cui 3 minorenni e 10 maggiorenni, esattamente come un anno prima.
AIROLA
Negli ultimi mesi, alcuni operatori dell’Ipm di Airola sono risultati positivi al Covid-19. Grazie alla proficua collaborazione con la Asl di riferimento, sono stati effettuati cicli di tamponi all’intero personale e a tutti i ragazzi detenuti, consentendo in questo modo di monitorare e arginare la diffusione del virus all’interno dell’istituto. Sono state nel contempo effettuate varie sanificazioni certificate in tutti gli spazi interni.
L’area sanitaria e l’area sicurezza hanno in concerto individuato una sezione per garantire lo svolgimento dei periodi di isolamento precauzionale per i nuovi ingressi e per i ragazzi in rientro dai permessi premio. Sempre in collaborazione con la Asl, è stato formalizzato un protocollo d’intesa per la gestione di eventuali casi clinici.
In vista della campagna vaccinale, l’istituto ha recentemente stilato un elenco con le disponibilità del personale nel quale sono stati inseriti anche gli operatori esterni e i volontari autorizzati ad accedere regolarmente in Ipm.
Nei mesi di marzo e aprile 2020, il lockdown generale ha causato la sospensione di tutte le attività. Per quanto riguarda la scuola, l’istituto si è arrangiato adottando strumenti di didattica a distanza asincrona, quali l’accordo con gli insegnanti del Cpia per la consegna dei compiti ai ragazzi tramite gli educatori. Non disponendo delle attrezzature e riscontrando numerose problematiche per l’attivazione della connessione internet, non è stato possibile passare alla dad in modalità sincrona.
Nonostante il nuovo anno scolastico fosse ripartito regolarmente in presenza, a novembre 2020 le attività sono state nuovamente sospese a causa dell’ordinanza che ha disposto l’ingresso in zona rossa del comune di Airola. Dopo una breve ripresa, la successiva collocazione dell’intera regione Campania tra le zone arancioni ha ancora una volta comportato l’interruzione delle attività scolastiche. L’istituto si sta attualmente attivando per poter garantire il proseguimento delle lezioni da remoto, grazie alla predisposizione di una rete internet e alla dotazione di computer in comodato d’uso da parte del Cpia di riferimento.
Appena disposta la sospensione dei colloqui nel mese di marzo 2020, l’istituto si è attivato per consentire lo svolgimento di videochiamate tramite l’utilizzo di tablet e della piattaforma Skype. Nei periodi in cui la Campania era zona gialla l’istituto aveva disposto la ripresa dei colloqui in presenza, ma con il recente passaggio della regione fra le zone arancioni gli ingressi dei familiari sono stati nuovamente sospesi. La direzione comunica che in futuro, con il ritorno alla normalità, sarà adottato un sistema misto con la possibilità di svolgere colloqui sia in presenza che da remoto.
Nei mesi di sospensione delle attività, i ragazzi sono stati impegnati nella pulizia e manutenzione dell’istituto, mostrando un grande spirito di collaborazione. Per la fattiva cooperazione in piena emergenza Covid, tutti i ragazzi hanno ricevuto un encomio da parte della direzione.
Dopo l’interruzione nei mesi di lockdown, sono ripartiti i corsi di formazione professionale anche in virtù della periodica sottoposizione a tamponi degli operatori esterni. Sono attualmente in fase di riattivazione un corso da pizzaiolo, uno nel settore edile-meccanico e un laboratorio di ceramica, concluso l’anno scorso con l’esposizione e la vendita dei manufatti prodotti dai ragazzi i cui ricavati sono stati poi distribuiti tra chi aveva partecipato al corso. Sta ripartendo anche il corso di giardinaggio, il laboratorio teatrale e di musica rap. È attualmente attivo un progetto di cineforum chiamato “Un film per evadere”, a cui partecipano tutti i ragazzi detenuti.
Due ragazzi sono attualmente in articolo 21 all’interno dell’istituto. Uno di loro parteciperà a breve al corso professionalizzante di giardinaggio in prospettiva di una futura collaborazione per il restauro dell’orto botanico della Reggia di Caserta. L’altro ragazzo verrà coinvolto nei lavori di tinteggiatura dei cancelli dell’istituto. È attivo un progetto interno dal nome “Rimettiamo a posto” per la riorganizzazione e la tinteggiatura di tutte le stanze, a cui partecipano alcuni ragazzi.
L’istituto gode di ottime relazioni con il territorio circostante, in particolare con la figura del sindaco che ha recentemente disposto una donazione da parte del Comune di nuovi banchi scolastici e ha nei mesi passati offerto un’opportunità lavorativa all’interno della propria azienda ad un ragazzo detenuto.
La maggior parte dei ragazzi detenuti presso l’Ipm di Airola proviene dal territorio campano; solitamente in pochi provengono da altre regioni o sono di origine straniera. Al 15 gennaio 2021, l’istituto ospitava 22 ragazzi detenuti, di cui 7 minorenni e 15 maggiorenni.
BARI
Dall’inizio dell’emergenza sanitaria nell’istituto penale per minorenni di Bari non si è registrato nessun caso di positività al Covid-19, né tra i ragazzi detenuti né tra gli operatori. Grazie a una proficua collaborazione con l’Asl di Bari, è stato formalizzato un valido protocollo in grado di costituire un’efficace cintura sanitaria intorno all’istituto. A metà gennaio è stato effettuato il secondo giro di tamponi per tutti i detenuti e gli operatori, sia interni che esterni.
Sempre grazie alla stretta collaborazione con l’Asl di riferimento, presto dovrebbe cominciare il ciclo di vaccinazione per chi abita e lavora all’interno dell’istituto. Tutti gli operatori penitenziari hanno acconsentito alla somministrazione del vaccino, esprimendo parere favorevole nell’apposita scheda inviata dal Ministero relativa all’adesione alla campagna vaccinale.
In forza del primo Dpcm di marzo 2020, nel periodo di lockdown sono state sospese tutte le attività trattamentali. Non disponendo dell’attrezzatura necessaria, non si è riuscito a dare immediato avvio alla didattica a distanza. In seguito, sono stati forniti 10 tablet e 4 pc da utilizzare individualmente durante le lezioni in presenza. In seguito, sono stati forniti 10 tablet e 4 pc da utilizzare individualmente durante le lezioni in presenza. È di fine dicembre una circolare del Dipartimento per la Giustizia Minorile e di Comunità che consentirebbe di azionare linee internet all’interno degli istituti per minorenni, rendendo in questo caso possibile l’accesso al web ai nuovi dispositivi. Con l’inizio dell’anno scolastico 2020/2021, le lezioni sia della scuola elementare che media sono riprese regolarmente in presenza.
Dal maggio 2020 sono ripresi gli ingressi dei volontari con limitazione nei numeri. Sono così gradualmente ricominciate le attività ricreative, sportive e culturali, come il corso di teatro. Il laboratorio per la produzione di biscotti artigianali, inaugurato all’interno dell’istituto nel 2018, ha ripreso la regolare attività garantendo attualmente lavoro a due ragazzi detenuti assunti dalla cooperativa “Officine Creative” di Lequile (Le), titolare del marchio “Made in Carcere”. Gestito dalla stessa cooperativa ha ripreso anche il progetto di orientamento e formazione lavorativa “Bil – Benessere Interno Lordo”, finanziato dalla Fondazione con il Sud. Sono stati riattivati anche i due laboratori di formazione di ebanisteria e di cucina finanziati dal Ministero.
È stata sin da subito attrezzata la sala colloqui con divisori in vetro plexiglass. Durante la collocazione della regione Puglia fra le zone arancioni, i colloqui in presenza potevano essere tuttavia svolti soltanto dai detenuti con i familiari residenti nel comune di Bari. Sin da subito è stata fornita la possibilità di svolgere videochiamate con i propri cari, strumento di grande utilità che la direzione auspica possa diventare norma strutturale al di là della situazione emergenziale.
Sono state applicate sia le norme relative alle misure cautelari non detentive, con collocamento e permanenza in casa e comunità, sia le norme previste dai decreti emanati dall’inizio della pandemia. Sono così usciti tutti i ragazzi detenuti con pene inferiori ai 18 mesi e con i necessari requisiti soggettivi. Al 15 gennaio l’istituto ospitava 15 ragazzi, di cui 9 minorenni e 6 maggiorenni, per 35 posti regolamentari. Erano 26 un anno prima (di cui 16 minorenni).
BOLOGNA
Nel novembre 2020 un ragazzo detenuto presso l’Ipm di Bologna è risultato positivo asintomatico al Covid-19. La positività al virus è stata riscontrata in vista delle sue dimissioni dall’istituto per venire collocato in una comunità ministeriale. Successivamente, tutto il personale e i ragazzi detenuti sono stati sottoposti ai necessari accertamenti sanitari.
Quattro stanze dell’istituto sono state destinate allo svolgimento dei periodi di isolamento fiduciario da effettuare al momento del primo ingresso e al ritorno dai permessi premio, due delle quali sono state ricavate da aule normalmente utilizzate per i laboratori. Le stanze per l’isolamento sanitario sono tutte dotate di televisione e telecamera.
Dall’inizio del lockdown del marzo 2020, tutte le attività che prevedono l’ingresso di personale dall’esterno sono state interrotte. Nei mesi di chiusura, i ragazzi sono stati impiegati, in collaborazione con il personale di polizia penitenziaria, in attività di sanificazione e riqualificazione degli ambienti, ridipingendo gli spazi comuni e dedicando molto tempo all’ampliamento dell’orto.
Oltre a quello del personale didattico e del personale dedito alle attività laboratoriali e ricreative, è stato altresì sospeso fino a settembre 2020 l’ingresso degli educatori. In quei mesi l’istituto ha garantito solo il presidio minimo una volta a settimana, mentre il resto dell’attività professionale veniva svolta in smart working. A novembre 2020, l’ingresso degli educatori risultava ripristinato nella misura del 50%.
Nonostante l’immediato acquisto di tablet per lo svolgimento di colloqui da remoto, per problematiche di natura organizzativa l’istituto non è riuscito a garantire la continuazione delle attività scolastiche in didattica a distanza. Le lezioni sono ripartite direttamente in presenza con l’avvio del nuovo anno scolastico. Oltre ai corsi di alfabetizzazione e scuola media, erogati dal Cpia, l’istituto offre la possibilità di iscriversi all’istituto Alberghiero “Scappi” di Castel San Pietro (Bo).
Insieme alle attività scolastiche, a settembre 2020 sono ripresi i corsi professionalizzanti di falegnameria e ristorazione, rispettivamente erogati dall’Istituto Professionale Edile di Bologna (Iiple) e dalla Fondazione Opera Madonna del Lavoro (Fomal). A prescindere dal periodo di emergenza sanitaria, nessun ragazzo detenuto presso l’Ipm bolognese è coinvolto in reali opportunità lavorative, né all’interno né all’esterno dell’istituto.
Sono gradualmente ripartite anche le attività sportive gestite dall’associazione Unione Sport per Tutti (Uisp) di Bologna, nell’ambito del progetto “Sport e legalità”, e i laboratori di arte-terapia e di teatro gestito dalla Cooperativa Teatro del Pratello. In maniera contingentata, è ripreso nei fine-settimana l’ingresso dei volontari in istituto.
I colloqui con i parenti e con gli avvocati sono stati sin da subito garantiti da remoto nel numero e nella durata prevista dall’ordinamento per i colloqui ordinari. Nonostante siano poi ripresi i colloqui in presenza, sarà mantenuta anche a conclusione dell’emergenza sanitaria la possibilità di effettuare videochiamate.
Per ragioni di carattere strutturale, l’istituto non si è adeguato a quanto previsto dal D.Lgs. n. 121 del 2018 in merito alla possibilità di svolgere visite prolungate in unità abitative attrezzate per riprodurre un ambiente simile a quello domestico.
Al 15 gennaio 2021, i ragazzi detenuti nell’Ipm di Bologna erano 20, di cui 8 minorenni e 12 maggiorenni.
CAGLIARI
Nell’istituto penale per minorenni di Cagliari Quartucciu sono stati riscontrati alcuni casi di positività al Covid-19 fra i membri del personale. In seguito al contagio di due operatori esterni è stato effettuato un giro di tamponi a tutto il personale e ai ragazzi detenuti. Successivamente, un operatore interno è risultato positivo, ma non è stato ritenuto necessario rieffettuare i tamponi essendo passati diversi giorni dall’ultimo ingresso dell’operatore in istituto.
Nel periodo di lockdown sono state sospese tutte le attività con il personale esterno. A tale mancanza hanno in parte posto rimedio le attività realizzate dagli operatori interni e dal cappellano dell’istituto; in molti hanno messo in campo le proprie competenze nel tentativo di colmare il vuoto dei primi mesi di emergenza sanitaria e di alleviare le preoccupazioni da essa derivanti.
In seguito alla sospensione dei colloqui in presenza, dal mese di marzo 2020 sono stati immediatamente attivati i colloqui da remoto tramite videochiamate. La tecnologia ha aiutato ad alleggerire le distanze e lo svolgimento di videochiamate ha indubbiamente rappresentato un’importante novità per chi non aveva mai svolto colloqui per ragioni logistiche avendo i propri cari lontani, nella penisola o fuori dal paese. Anche alla fine del periodo emergenziale, chi non potrà svolgere colloqui in presenza avrà comunque la possibilità di svolgerli a distanza.
Ancor prima dell’entrata in vigore delle nuove norme sull’ordinamento penitenziario minorile nell’ottobre 2018, l’istituto di Cagliari avrebbe spesso autorizzato lo svolgimento di visite prolungate della durata massima di otto ore soprattutto per i ragazzi con familiari provenienti da lontano. L’istituto sta attualmente attrezzando il luogo adibito a tali incontri con una cucina in modo da ricreare un ambiente simile a quello domestico e offrire ai ragazzi la possibilità di passare un’intera giornata con i propri cari.
Nei mesi di lockdown si è svolta didattica a distanza riducendo l’orario scolastico destinato a ogni studente per garantire le distanze di sicurezza. Dal settembre 2020 il corso di scuola media e il biennio di scuola propedeutica per l’iscrizione al terzo anno delle scuole superiori, facenti capo al Cpia di Cagliari, sono ripartiti in presenza. Un ragazzo iscritto al terzo anno dell’istituto agrario sta svolgendo didattica a distanza, trattandosi di scuola superiore. Due ragazzi usciti dall’istituto hanno concluso all’esterno i corsi scolastici iniziati in Ipm con gli stessi docenti del Cpia, conseguendo la licenza media.
All’interno dell’Ipm è da anni presente un servizio di lavanderia industriale che, dopo un periodo di tirocinio formativo, attualmente dà lavoro a due ragazzi detenuti. Potendo contare su un codice Ateco che ne consentiva l’operatività, l’attività della lavanderia è proseguita tutto l’anno in maniera regolare. Appena concluso il periodo di lockdown, nel mese di maggio 2020 sono stati riattivati i laboratori di falegnameria e di giardinaggio. A fine gennaio 2021 è stato presentato il progetto “Pro.pil.e.i” finanziato dalla Regione Sardegna, che prevede la realizzazione di un nuovo laboratorio di cucina.
Sono ripresi, seppur non ancora a pieno ritmo, gli ingressi degli operatori volontari soprattutto a partire dall’inizio del nuovo anno data la collocazione della Sardegna fra le zone con minore rischio epidemiologico. Sono ripartite anche le attività sportive e ricreative, come il progetto di pittura creativa “Contratti e lavori” e un progetto organizzato con la Facoltà di astrofisica dell’Università di Cagliari che prevede l’ingresso di docenti per lo svolgimento di corsi e laboratori.
Al 15 gennaio 2021 erano presenti 9 ragazzi, di cui 3 minorenni e 6 maggiorenni (al 15 gennaio 2020 i maggiorenni erano 8, per un totale di 11 ragazzi).
CALTANISSETTA
Tra gli operatori e i ragazzi detenuti presso l’istituto penale per minorenni di Caltanissetta non è stato registrato nessun caso di positività al virus. Sono stati effettuati regolarmente tamponi a tutta la popolazione dell’istituto e periodiche sanificazioni degli ambienti soprattutto in estate ogni volta che si effettuavano colloqui in presenza.
Nell’anno scolastico 2019/2020 l’attività scolastica è partita con grande ritardo a inizio febbraio 2020 per problematiche organizzative del Cpia di Enna e Caltanissetta da cui dipendono i corsi interni all’istituto. L’avvento del lockdown i primi giorni di marzo 2020 ha causato la definitiva sospensione delle attività appena avviate.
L’anno scolastico 2020/2021 è ripartito regolarmente a inizio ottobre. Le lezioni in presenza sono però state sostituite dalla didattica a distanza a partire dal gennaio 2021, quando la Sicilia è stata collocata fra le regioni in zona rossa ad alto rischio epidemiologico. Finora la dad è stata svolta in modalità asincrona con la consegna ai ragazzi delle dispense da restituire al professore una volta studiate. Grazie al supporto tecnico e alla fornitura di dispositivi da parte del Cpia di riferimento, l’istituto si sta ora attivando per svolgere la didattica a distanza in modalità sincrona ossia con il professore collegato via webcam per spiegare la lezione. A tal fine, l’istituto si sta dotando di una rete wifi. Attualmente un ragazzo è iscritto al corso per ottenere la licenza di scuola media e altri quattro a corsi di potenziamento.
Il corso professionalizzante di giardinaggio, di norma attivo sin dal mese di febbraio, nel 2020 è stato rinviato direttamente ai primi giorni di luglio. Nel 2021 partirà un’altra edizione del corso di giardinaggio e un nuovo corso nel settore edile. Attualmente un ragazzo detenuto svolge attività di volontariato a fini riparativi lavorando alla manutenzione e alla pulizia del piazzale all’esterno dell’istituto.
L’ingresso dei volontari è ripreso regolarmente dal mese di luglio 2020, consentendo la riattivazione delle attività sportive e ricreative da essi gestite.
Dopo una ripresa nei mesi estivi, i colloqui in presenza sono stati nuovamente sospesi e rimpiazzati dall’utilizzo di videochiamate. Considerando che la maggior parte dei ragazzi reclusi nell’istituto di Caltanissetta non proviene dal territorio limitrofo, la possibilità di effettuare videochiamate con i propri cari ha rappresentato un’importante novità che proseguirà presumibilmente anche alla fine dell’emergenza sanitaria.
Nonostante l’istituto sia dotato di un luogo potenzialmente idoneo allo svolgimento di visite prolungate come previsto dal D. lgs. 2 ottobre 2018 n.121, il progetto volto alla riqualificazione di tale ambiente e quindi all’attivazione delle visite ad oggi non è ancora partito.
Essendo un istituto di piccole dimensioni, nell’Ipm di Caltanissetta vengono spesso trasferiti ragazzi con particolari problematicità per consentire una gestione più attenta di dinamiche complesse o per permettere l’allontanamento da altre realtà. In quest’ultimo anno, nonostante gli stati d’ansia e tensione che con il dilagare della pandemia hanno caratterizzato la vita di tutti, all’interno dell’istituto non si sarebbero registrate particolari criticità legate al periodo emergenziale.
Al 15 gennaio 2021 erano presenti 5 ragazzi (di cui un solo minorenne di 14-15 anni), mentre un anno prima l’istituto ospitava 7 ragazzi maggiorenni.
CATANIA
Nell’Ipm “Bicocca” di Catania dall’inizio dell’emergenza sanitaria nessuno fra i ragazzi e gli operatori ha contratto il virus. Per garantire un continuo monitoraggio, tutto il personale e la popolazione detenuta vengono periodicamente sottoposti a cicli di tamponi.
Potendo contare su un’ampia disponibilità di ambienti, l’istituto non ha dovuto affrontare particolari problematiche legate alla gestione degli spazi destinati all’isolamento fiduciario dei nuovi ingressi. Un intero piano dell’istituto è stato pertanto destinato a tale funzione.
Ciò è stato possibile in considerazione del ridotto numero di ragazzi detenuti negli ultimi mesi. Al 15 gennaio 2021, i ragazzi presso l’istituto di Catania erano 20 (10 minorenni e 10 maggiorenni).
Dal mese di marzo 2020, i corsi di alfabetizzazione e scuola media si sono svolti in didattica a distanza. Particolare attenzione è stata data ai percorsi dei ragazzi che dovevano ottenere la licenza media, i quali hanno continuato a seguire le lezioni grazie ad alcuni tablet in possesso dell’istituto. Per la preparazione degli esami, anch’essi effettuati in dad, oltre al lavoro svolto con gli insegnanti i ragazzi sono stati affiancati dagli educatori nello studio pomeridiano delle lezioni seguite al mattino.
Da settembre, la scuola è ripresa regolarmente in presenza. Quando a metà gennaio 2021 la Sicilia è diventata zona rossa, le lezioni si sono tenute in dad per una sola settimana, essendo consentita la didattica ordinaria per i corsi elargiti dai Cpia. Un ragazzo sta preparando privatamente gli esami per la licenza superiore grazie all’utilizzo, anche nella propria stanza, di un computer e soprattutto grazie al supporto scolastico fornitogli dai volontari e dagli insegnanti dei Cpia presenti in istituto per gli altri corsi.
L’Ipm offre la possibilità di svolgere dei percorsi di tirocinio formativo per i ragazzi che hanno già ottenuto la licenza di scuola media. Nonostante l’emergenza sanitaria, anche nel 2020 i tirocini sono stati regolarmente attivati e portati a termine nel mese di novembre. Ai due percorsi previsti l’anno scorso in giardinaggio ed edilizia, nel 2021 se ne aggiungerà un terzo in ambito ecologico; a ognuno dei tre percorsi potranno accedere due ragazzi, per un totale quindi di sei tirocinanti. La nuova programmazione prevede inoltre la realizzazione all’interno dell’istituto di un orto a cui i ragazzi potranno lavorare.
Per sopperire alla sospensione delle attività svolte da operatori esterni e volontari, nei mesi di lockdown il personale dell’istituto ha organizzato alcuni cineforum e laboratori di lettura, soprattutto per i ragazzi non impegnati nelle attività scolastiche.
Dopo la chiusura di marzo e aprile 2020, erano riprese gradualmente le attività ricreative con l’attivazione di un corso di sartoria e un laboratorio di restauro e le attività sportive della squadra di calcio dell’istituto. Attualmente, tutte le attività sono state nuovamente sospese vista l’impossibilità di accesso in istituto da parte di operatori esterni ad esclusione degli insegnanti.
Nel mese di gennaio 2021, data la collocazione della Sicilia fra le zone rosse, i colloqui in presenza sono stati svolti solo dai ragazzi con i familiari residenti nel comune di Catania. Per gli altri sono continuati i colloqui in videochiamata, previsti sin dall’inizio dell’emergenza sanitaria grazie all’immediata attivazione del servizio skype sui computer portatili dell’istituto.
Ancor prima della riforma del 2018, l’istituto offriva ai ragazzi la possibilità di svolgere visite prolungate con le proprie famiglie in un gazebo nell’area verde soprattutto in caso di eventi particolari, come il compleanno di un ragazzo o di un suo familiare.
CATANZARO
Nell’istituto penale per minorenni “Silvio Paternostro” di Catanzaro tre operatori sono risultati positivi al virus ad ottobre 2020. Nei giorni successivi tutti i ragazzi detenuti e i membri del personale sono stati sottoposti a due giri di tamponi come da protocollo e non è stato riscontrato nessun altro caso di positività.
Poco dopo l’inizio del lockdown le attività scolastiche si sono svolte in didattica a distanza fino all’arrivo dell’estate. Con l’avvio dell’anno scolastico 2020/2021 le lezioni sono tornate a svolgersi in presenza per tutte le classi attive. Attualmente i corsi di scuola superiore sono di nuovo in dad, mentre i corsi di scuola primaria e secondaria continuano ad essere in presenza. I dispositivi per le lezioni a distanza sono stati forniti dal Cpia mentre i tablet per i colloqui dal Ministero.
Le attività sono gradualmente riprese nel mese di giugno 2020 con l’ingresso, ridotto nei numeri, degli operatori volontari. Non consentendo di mantenere la divisione in piccoli gruppi, il laboratorio teatrale non è stato attivato. Si è invece tenuto un laboratorio di fotografia e di lavorazione del cuoio così come sono ricominciate tutte le attività sportive. È in fase di organizzazione un corso per panificatore che dovrebbe partire non appena saranno consegnata le attrezzature da inserire negli spazi già allestiti.
I colloqui in presenza sono ripresi con l’arrivo dell’estate, poi sospesi nuovamente quando ad ottobre la Calabria è diventata zona rossa. Con il passaggio della regione in zona arancione i colloqui sono ripresi ma solo per i ragazzi con i familiari residenti nel comune di Catanzaro, non essendo consentito lo spostamento fuori dal proprio comune. A prescindere dai colori delle zone e quindi dalla possibilità di ricevere visite in istituto, i ragazzi hanno sempre avuto l’opportunità di svolgere videochiamate della durata compresa tra i 20 e i 60 minuti, cumulabili e non sostitutive dei colloqui in presenza quando consentiti. Data l’alta percentuale di ragazzi stranieri, 8 su 10 a metà gennaio 2021, la possibilità di svolgere colloqui da remoto ha rappresentato una vera e propria rivoluzione all’interno dell’istituto e sarà probabilmente mantenuta anche alla fine dell’emergenza sanitaria.
A tal fine, si è tenuto a novembre un breve corso di informatica per l’utilizzo delle principali piattaforme di collegamento da remoto che prevede inoltre la fornitura di quattro pc portatili.
Si auspica comunque un aumento nelle dotazioni di dispositivi e attrezzature informatiche di cui l’istituto è ancora molto carente, sia per facilitare i colloqui e la didattica dei ragazzi sia per migliorare il lavoro del personale.
Come si è detto, i ragazzi presenti alla metà del gennaio 2021 erano 10, di cui 5 minorenni e 5 maggiorenni, mentre erano 17 un anno prima (di cui 6 minorenni).
FIRENZE
Nell’Ipm di Firenze sono stati registrati alcuni casi di Covid-19 fra gli agenti penitenziari, un caso fra gli operatori dell’area sanitaria e un altro nel personale amministrativo. Nel mese di maggio 2020 è stato effettuato il test sierologico a tutto il personale e alla popolazione detenuta in virtù di un accordo siglato per gli istituti penali per adulti tra la regione Toscana e il Prap che poi di riflesso ha coinvolto anche l’Ipm fiorentino. Per controlli periodici e a seguito dei casi di contagio, sono poi stati effettuati diversi giri di tamponi a tutto il personale e ai ragazzi detenuti. A fine gennaio l’istituto era in attesa di un nuovo ciclo di tamponi.
Durante il primo lockdown i ragazzi hanno particolarmente risentito dell’assenza di attività e della carenza di personale dovuta ad alcuni pensionamenti e all’accesso, seppur ridotto, di alcuni educatori allo smart working. Tali mancanze avrebbero causato un clima di tensione all’interno dell’istituto, sfociato in un aumento di eventi critici e di provvedimenti disciplinari nei mesi di marzo e aprile 2020.
Data la ristretta capienza dell’istituto, con l’inizio dell’emergenza sanitaria si sarebbero riscontrate diverse problematiche organizzative nella gestione dei nuovi ingressi. L’obbligo di effettuare un periodo di isolamento precauzionale ha richiesto l’utilizzo degli spazi normalmente destinati al Centro di Prima Accoglienza (Cpa), collocato all’interno dell’istituto in un’ex sezione detentiva. Per tale ragione, su disposizione del Dipartimento, in un paio di occasioni il servizio di prima accoglienza di Firenze è stato interrotto. In questi periodi, in caso di arresto, i ragazzi venivano dirottati al Cpa di Bologna.
Nei mesi di marzo e aprile 2020 le attività scolastiche si sono svolte in didattica a distanza in modalità asincrona, con la consegna e poi il ritiro delle dispense e dei compiti da parte dell’insegnante. Da maggio si è iniziato con la didattica a distanza in modalità sincrona tramite l’utilizzo di tablet già in possesso dell’istituto. L’anno scolastico 2020/2021 è ripartito regolarmente in presenza.
Il 4 maggio 2020, appena terminato il periodo di lockdown, sono riprese gradualmente le attività sportive e i laboratori di arte, teatro, musica rap ed educazione al cinema. Nel periodo estivo sono stati attivati due moduli di forneria e pasticceria. Intorno alla metà di settembre sono poi ripresi gli ingressi dei volontari della Croce Rossa, nuovamente bloccati quando la Toscana è diventata zona rossa nel mese di novembre. A breve dovrebbe partire in maniera strutturata un corso di educazione alla salute gestito sempre dalla Croce Rossa. Il febbraio 2021 vedrà l’attivazione di un corso di cucina e sala finanziato dalla Regione Toscana.
Data la collocazione della Toscana fra le zone a meno rischio, dall’inizio dell’anno 2021 si svolgono regolarmente colloqui in presenza. Invece delle tre telefonate a settimana previste dalla legge, i ragazzi hanno avuto negli ultimi mesi la possibilità di effettuarne anche quattro o cinque e di una durata superiore ai soliti 20 minuti. Si effettuano poi due colloqui da remoto a settimana tramite videochiamate attualmente, per motivi organizzativi, della durata inferiore all’ora solitamente prevista per i colloqui in presenza. L’introduzione di tale tipologia di colloqui è stata accolta con grande favore dall’istituto soprattutto in considerazione dell’ampia presenza di ragazzi provenienti da territori diversi e quindi spesso penalizzati nella possibilità di vedere regolarmente i propri cari.
Avendo un’utenza numericamente bassa, l’istituto di Firenze riceve da sempre molti ragazzi da altri istituti del nord Italia, soprattutto da Milano, per problemi disciplinari o di sovraffollamento. Circa la metà dei ragazzi attualmente presenti nell’Ipm toscano proviene dalla capitale lombarda.
Nella programmazione relativa al 2020, una sostanziosa riduzione del budget destinato all’istituto di Firenze avrebbe imposto tra i vari tagli la sospensione del progetto di mediazione culturale. Oggi l’istituto, in caso di bisogno, si organizza con un servizio di interpretariato a chiamata. Nella programmazione per il 2021, ancora in fase di approvazione, è stato reinserito un progetto di mediazione per i ragazzi stranieri ma comunque di assai ridotte dimensioni. Le scarse risorse destinate all’istituto impedirebbero la realizzazione di un maggior numero di attività. In questo periodo di emergenza inoltre risulterebbe ancora più complicato accedere a forme di finanziamento alternative a quelle dipartimentali. La maggior parte delle risorse viene infatti oggi investita in progetti di tipo sanitario rendendo così difficile all’Ipm l’accesso a bandi di tipo regionale.
Al 15 gennaio 2021 erano presenti 16 ragazzi (8 minorenni e 8 maggiorenni), uno in più rispetto al 15 gennaio 2020.
MILANO
Tra i ragazzi detenuti nell’Ipm “Beccaria” di Milano si è riscontrato un caso di debole positivo, risultato negativo al tampone dopo soli tre giorni. Tra il personale interno tre operatori hanno contratto il virus. L’area sanitaria ha effettuato diversi monitoraggi periodici e l’istituto stesso ha acquistato tamponi molecolari e antigenici da utilizzare per il personale al rientro dalle ferie.
Con un provvedimento del marzo 2020 è stato chiuso il Centro di Prima Accoglienza (Cpa) di Milano per destinare i suoi spazi allo svolgimento dell’isolamento per i nuovi ingressi. Il servizio di prima accoglienza è al momento svolto dal Cpa di Torino dove vengono temporaneamente collocati i ragazzi dopo l’arresto avvenuto in territorio lombardo.
Nei mesi di lockdown della primavera 2020 le attività scolastiche sono state immediatamente trasformate in didattica a distanza grazie all’attrezzatura informatica dell’istituto e alla dotazione di nuovi dispositivi da parte del Cpia di riferimento, oltre che al grande supporto fornito dagli insegnanti.
Da settembre il nuovo anno scolastico è ripreso regolarmente in presenza. L’ingresso degli insegnanti per il corso di scuola media e il biennio di scuola superiore è stato garantito anche quando la Lombardia si trovava in zona rossa, in forza della nota del Ministero dell’Istruzione di novembre 2020 che prevedeva per gli studenti dei Cpia la possibilità di continuare a svolgere didattica in presenza.
Attualmente un ragazzo lavora presso il panificio “Buoni dentro”, anch’esso riaperto dopo i mesi estivi. Altri ragazzi stanno svolgendo un periodo di tirocinio presso il laboratorio “Cidiesse” per la composizione di quadri elettrici al termine del quale sarà valutata una loro possibile assunzione. Due ragazzi sono in articolo 21 o.p. e tuttora escono per lavorare fuori dall’istituto.
Per quanto riguarda la formazione professionale, si sono tenuti un corso di cucina e uno di falegnameria finanziati da fondi regionali. Entrambi sono stati sospesi in alcuni periodi a seconda della situazione esterna e poi ripresi senza interruzioni dal mese di settembre.
Riuscendo ad organizzare piccoli gruppi di lavoro, sono poi continuati regolarmente anche i corsi di teatro e musica. Dopo il mese di maggio 2020, l’ingresso dei volontari è stato bloccato solo quando la Lombardia è stata classificata per la prima volta come zona rossa; considerata l’attuale situazione in istituto complessivamente sotto controllo, non è stato in seguito necessario sospendere nuovamente l’ingresso contingentato dei volontari che svolgono le attività con i ragazzi in spazi aperti.
Soprattutto nei primi mesi della pandemia, la riduzione delle attività trattamentali ha inevitabilmente inciso sulla quotidianità dei ragazzi detenuti. Per soccombere a tali mancanze l’istituto ha cercato di accelerare le misure di uscita e assicurare il più possibile i contatti con i familiari tramite telefonate e colloqui. Considerato il ridotto numero di ragazzi presenti nell’ultimo periodo, si riescono attualmente ad organizzare in sicurezza due colloqui in presenza al mese ai quali si sommano quattro videochiamate via whatsapp. L’introduzione dei colloqui da remoto è stata accolta con grande favore in particolar modo dai ragazzi stranieri che costituiscono circa la metà delle presenze totali.
L’istituto non è ancora attrezzato per lo svolgimento delle visite prolungate, così come previste dal D.lgs. 2 ottobre 2018 n.121, principalmente per una questione di spazi. Un reparto è infatti da tempo in ristrutturazione e i lavori sono attualmente sospesi a causa della pandemia. In passato, e fino allo scoppio dell’emergenza sanitaria, solo ai ragazzi in articolo 21, ospitati in un reparto con ambienti più adatti ad accogliere i propri cari in un clima familiare, poteva essere offerta la possibilità di svolgere visite prolungate.
Alla metà del gennaio 2021 l’istituto ospitava 26 ragazzi (14 minorenni e 12 giovani adulti), mentre erano 38 un anno prima (25 minorenni e 13 giovani adulti).
NISIDA
All’interno dell’Ipm di Nisida sono stati riscontrati alcuni casi di positività al Covid-19 fra i membri del personale. Grazie a numerosi cicli di tamponi cui sono stati sottoposti periodicamente i ragazzi detenuti e tutti gli operatori, non si sono però mai registrate situazioni di particolare difficoltà nella gestione del virus.
In collaborazione con la Als Napoli 1, è stato predisposto un intero reparto per ospitare eventuali malati Covid, ad oggi mai utilizzato. Una sezione a ridosso dell’area sanitaria è stata invece destinata allo svolgimento dei periodi di isolamento precauzionale per i nuovi ingressi.
Ad agevolare la gestione dell’emergenza sanitaria ha contribuito sicuramente il ridotto numero di ragazzi detenuti nei mesi passati. Sin dall’inizio del lockdown della primavera 2020, l’istituto ha iniziato a registrare un grande calo delle presenze arrivando ad ospitare nei mesi estivi circa 25 ragazzi, minimo storico degli ultimi anni. Dal mese di ottobre gli ingressi sono gradualmente ricominciati ad aumentare, ma sono ancora lontani dai numeri degli anni scorsi quando l’istituto arrivava a volte a contare anche 60 tra ragazzi e ragazze. Al 15 gennaio 2021, i ragazzi – maschi e femmine – detenuti nell’Ipm di Nisida erano 33, di cui 12 minorenni e 21 maggiorenni.
L’istituto di Nisida, normalmente molto aperto alla città, in questi mesi di chiusura ha sofferto particolarmente l’interruzione dei rapporti con il territorio. A causa dell’emergenza sanitaria, sono stati sospesi progetti di lunga data come quelli con l’associazione Libera, con il Marano Ragazzi Spot Festival e percorsi di tirocinio universitari.
Per quanto riguarda le attività scolastiche, sin dalle prime settimane di lockdown del marzo 2020 l’istituto è riuscito a organizzare le lezioni in didattica a distanza. Con la stessa modalità, sono stati effettuati anche gli esami di fine anno per il conseguimento della licenza di scuola media. Due ragazze hanno sostenuto in presenza gli esami di maturità recandosi direttamente nell’istituto scolastico competente. Una di loro si è iscritta all’università, ma essendo la facoltà fuori dalla regione Campania ha chiesto un trasferimento in altro istituto per ragioni di studio.
Il nuovo anno scolastico è ricominciato regolarmente in presenza con i corsi di alfabetizzazione e di scuola media.
Sono ripartiti anche i corsi professionalizzanti, sospesi per parecchi mesi a causa della pandemia. L’improvvisa interruzione a partire dal mese di marzo 2020 ha impedito ad alcuni ragazzi usciti nel frattempo dall’Ipm di portare a conclusione il percorso iniziato e di conseguire il relativo certificato. Oltre ai corsi iniziati nel nuovo anno, si stanno quindi portando a termine quelli sospesi nell’anno precedente. Attualmente sono attivi corsi in arte presepiale, giardinaggio, ceramica, panificazione e pasticceria, mentre si è appena concluso il laboratorio edile e quello di panificazione. Ogni corso ha una durata complessiva di 600 ore, al termine delle quali viene rilasciato un attestato.
Altre attività invece, come l’accademia della pizza e la rosticceria, non sono mai state sospese nonostante l’emergenza sanitaria. Durante i mesi che hanno visto corsi e attività ridotte, i ragazzi sono stati inoltre impiegati nella manutenzione e pulizia degli spazi interni all’istituto.
Dopo i mesi di lockdown, sono gradualmente ripresi anche gli ingressi dei volontari e del cappellano che oltre a organizzare laboratori creativi, musicali e artistici svolgono un progetto di mediazione penale. È attualmente in corso un progetto con la Federazione Italiana Giuoco Calcio che prevede l’attivazione di corsi per allenatori.
Alcuni ragazzi autorizzati al lavoro all’esterno ex art. 21 o.p. sono attualmente impegnati in attività fuori dall’istituto, ma sempre all’interno dell’isola di Nisida. Alcuni lavorano al progetto “Parco letterario”, altri sono stati assunti dalla cooperativa Nesis incaricata di gestire il laboratorio di ceramica e altri ancora dalla pasticceria. I tre ragazzi che fino all’inizio del 2020 lavoravano presso aziende del napoletano hanno dovuto sospendere le uscite a causa dell’emergenza sanitaria e sono attualmente anch’essi impegnati in attività all’interno dell’isola.
Dopo alcuni mesi, i colloqui hanno ripreso a svolgersi in presenza. Grazie alle modalità sperimentate nei mesi di chiusura, l’istituto continua ad avvalersi dell’utilizzo di videochiamate, in sostituzione però non dei colloqui ma delle tre telefonate previste dal regolamento. Solo i ragazzi con familiari impossibilitati ad adoperare dispositivi tecnologici continuano ad effettuare le classiche telefonate. L’introduzione delle videochiamate in istituto ha consentito ai ragazzi di mantenere rapporti con un maggior numero di persone, potendo scegliere di fare i colloqui con alcuni e le videochiamate con altri. L’istituto ha a tal fine attrezzato una stanza con dei computer, utilizzata anche all’occorrenza per celebrare processi a distanza.
PALERMO
L’Ipm di Palermo segnala di non aver riscontrato particolari problematiche nella gestione del virus.
Le attività scolastiche sono state sospese per il periodo di lockdown della primavera scorsa, poi riprese fino alla conclusione dell’anno scolastico in didattica a distanza asincrona. A settembre le lezioni sono ripartite in presenza con i corsi di alfabetizzazione e la scuola media erogati dal Cpia. L’istituto si è in seguito attrezzato per poter eventualmente garantire la didattica a distanza anche in modalità sincrona.
Non ci sono al momento ragazzi in articolo 21 per motivi di studio o lavorativi. Sono previsti dei percorsi di formazione professionalizzante ad esempio nel settore della ristorazione. Sono ancora sospese le attività culturali e sportive che prevedono il coinvolgimento di più ragazzi allo stesso tempo, come ad esempio il laboratorio teatrale. E’ ripreso gradualmente l’ingresso dei volontari in istituto, seppur in maniera contingentata. I colloqui si svolgono attualmente sia in presenza che da remoto, nel numero previsto dall’ordinamento.
Al 15 gennaio 2021 l’Ipm ospitava 14 ragazzi, di cui 2 minorenni. Un anno prima erano 24, di cui 4 minorenni. Una diminuzione delle presenze di quasi il 60% in questo anno di pandemia.
Purtroppo al momento l’istituto non ci ha fornito ulteriori informazioni su come è stata affrontata la crisi sanitaria né su come sta affrontando oggi il ritorno verso la normalità. Speriamo di poter presto raccontare tutto questo sul sito di Antigone dedicato alla giustizia minorile “Ragazzi Dentro”.
PONTREMOLI
L’Ipm di Pontremoli è l’unico istituto penale per minorenni esclusivamente femminile d’Italia, luogo di destinazione di tutte le minori arrestate nel Centro-nord.
Dall’inizio dell’emergenza sanitaria, l’istituto non ha avuto alcun caso di contagio, né tra gli operatori né tra le ragazze detenute. Alcune camere sono state destinate allo svolgimento dei periodi di isolamento precauzionale da effettuare al momento dell’ingresso, attualmente della durata di dieci giorni. Nonostante le piccole dimensioni dell’istituto, il ridotto numero di presenze soprattutto nei primi mesi di lockdown ha evitato grandi problemi organizzativi nelle allocazioni degli spazi a tale funzione.
Sin dal mese di marzo 2020, le attività scolastiche si sono svolte in didattica a distanza grazie all’utilizzo di un computer e ad alcuni tablet già in possesso dell’istituto. A giugno una ragazza ha sostenuto, sempre in dad, gli esami di scuola media.
L’anno scolastico 2020/2021 è poi ricominciato regolarmente in presenza con il corso di scuola media e di alfabetizzazione primaria. Entrambe le classi sono sezioni distaccate di un istituto scolastico con sede a Carrara, nel quale solitamente le ragazze si recano a fine corso per sostenere gli esami. La didattica a distanza continua invece per una ragazza iscritta ad un istituto professionale di Venezia che le ha fornito un dispositivo in comodato d’uso per seguire le lezioni.
Dal mese di maggio 2020 sono riprese gradualmente le attività. Con l’inizio dell’estate è riuscito a ripartire un corso di cucito e sartoria. La domenica mattina si svolge un laboratorio musicale e doveva cominciare a inizio febbraio un laboratorio d’arte nei fine settimana. L’attività teatrale ha continuato anche nei mesi scorsi con la realizzazione di uno spettacolo pubblico ad ottobre e ripartirà a breve per la nuova annualità. La direzione sta tentando di contattare la Uisp per dare vita a qualche attività sportiva, attualmente non prevista nonostante l’istituto sia dotato di una palestra attrezzata.
Con l’inizio della pandemia è sensibilmente diminuito l’ingresso dei volontari. Attualmente una volontaria entra in istituto una volta a settimana per effettuare trattamenti estetici alle ragazze detenute.
Non è attivo nessun progetto di formazione professionale né percorsi lavorativi. L’anno scorso una ragazza curava la manutenzione del verde come lavoro di pubblica utilità grazie a una convenzione con il Comune di Pontremoli.
Per quanto riguarda i colloqui, nel primo periodo di lockdown l’istituto si è dovuto arrangiare facendo effettuare le videochiamate negli uffici e con i computer degli educatori. È stata in seguito allestita una sala apposita con un mega schermo dove le ragazze due volte a settimana possono effettuare un colloquio da remoto con i propri cari della durata massima di 90 minuti e sottoposte a controllo visivo degli operatori di polizia penitenziaria come previsto per le visite in istituto. Solo nel periodo estivo erano ripresi i colloqui in presenza, nuovamente bloccati da ottobre.
La possibilità di fare chiamate via Skype era già prevista in istituto per le ragazze che non avevano modo di effettuare colloqui con la famiglia, in particolare con i figli minori. Già nel 2015, con autorizzazione del Dipartimento, a Pontremoli era stata data l’opportunità ad una ragazza di fare videochiamate con i due figli in Bulgaria. Tale modalità di colloquio è stata potenziata nel corso del 2020 durante l’emergenza sanitaria e presumibilmente diverrà la regola al termine di essa.
Dall’emanazione del D.lgs. 2 ottobre 2018 n.121 sono state effettuate alcune visite prolungate della durata di circa quattro ore. Nonostante la legge preveda però che tali incontri si svolgano in ambienti appositi, la mancanza di spazi in istituto ha obbligato a effettuare gli incontri nella sala colloqui o nell’area verde, garantendo comunque la possibilità di consumare il pranzo insieme.
Erano 8 le ragazze presenti in istituto al 15 gennaio 2021, di cui 5 minorenni, mentre erano 12, di cui 6 minorenni, un anno prima.
POTENZA
Nell’Ipm di Potenza dall’inizio dell’emergenza sanitaria nessuno fra i ragazzi e gli operatori è risultato positivo al Covid-19. Non vi sono state ad oggi situazioni di particolare criticità nella gestione del virus, soprattutto grazie alla positiva collaborazione con la Asl di Potenza. In virtù di accordi più o meno formali, è sempre stata garantita all’istituto la possibilità di effettuare tamponi ai nuovi ingressi e ai ragazzi in ritorno dai permessi premio. La Asl ha inoltre assicurato la propria disponibilità a effettuare un tampone ogni 15 giorni a un ragazzo autorizzato a uscire dall’istituto per motivi di studio, in modo da garantire il regolare proseguimento delle attività scolastiche senza esporre a rischio il resto dei ragazzi e del personale.
Approfittando della residuale attivazione del servizio di prima accoglienza, gli spazi dell’istituto normalmente occupati dal Centro di Prima Accoglienza (Cpa) sono stati destinati allo svolgimento dei periodi di quarantena fiduciaria. Nei giorni di isolamento, vengono garantiti i rapporti con la psicologa e gli educatori, oltre che la fruizione di ore all’aria aperta.
Date le ridotte dimensioni dell’istituto, l’utilizzo delle stanze del Cpa ha ovviato ad eventuali problemi di spazio. A ciò ha contribuito anche la significativa diminuzione delle presenze registrata negli ultimi mesi. Al 15 gennaio 2021, i ragazzi detenuti nell’Ipm di Potenza erano 7, di cui 2 minorenni e 5 maggiorenni, a fronte di una capienza di circa 15 posti.
Sempre assicurando il presidio giornaliero delle 12 ore (8.00-20.00), nei mesi di lockdown generale gli educatori hanno diminuito gli ingressi in istituto alternando la fruizione di periodi di ferie a giorni di smart working. A turno un giorno alla settimana, gli educatori hanno lavorato da remoto approfittandone per aggiornare le conoscenze in relazione ad esempio alla normativa relativa ai minori stranieri e a percorsi di giustizia riparativa.
Per quanto riguarda la scuola, dal mese di marzo 2020 fino alla conclusione dell’anno scolastico le attività si sono svolte in didattica a distanza in modalità asincrona. Nel frattempo, sono iniziati in istituto i lavori di potenziamento della infrastruttura di rete. Due aule attrezzate con postazioni pc non disponevano inizialmente di connessione, ma in previsione di un eventuale proseguimento delle attività da remoto sono stata collegate alla rete internet del Ministero della Giustizia.
Gli educatori si sono organizzati per assicurare un continuo supporto scolastico. Particolare attenzione è stata dedicata al percorso di un ragazzo che frequentava all’esterno il quinto anno dell’istituto alberghiero, riuscito a fine anno a svolgere gli esami in presenza e a conseguire il diploma di maturità. Lo stesso ragazzo, dopo un iniziale periodo di volontariato, è stato assunto part-time presso una cooperativa di apicoltura e ha regolarmente ricevuto, nei mesi di sospensione delle attività, l’assegno di cassa integrazione. Grazie all’opportunità lavorativa e all’offerta di vitto e alloggio gratuito presso una casa di accoglienza nel comune di Potenza, a luglio il ragazzo ha lasciato l’istituto accedendo alla misura alternativa dell’affidamento in prova ai servizi sociali.
La ripartenza del nuovo anno scolastico era prevista regolarmente in presenza ma ad ottobre 2020 un’ordinanza regionale ha disposto nuovamente la sospensione di tutti i corsi di scuola secondaria. Nonostante le modifiche tecnologiche apportate in precedenza, nei mesi di novembre e dicembre l’istituto non è riuscito ad attivare la didattica a distanza per problematiche di natura organizzativa nonché per le difficoltà legate a un accesso internet consentito soltanto tramite account del Ministero della Giustizia. Nel secondo periodo di sospensione dei corsi scolastici, l’istituto si è pertanto dotato di un router wifi e di due tablet e due pc forniti in comodato d’uso dal Cpia.
In seguito a numerose interlocuzioni, si è riusciti infine ad ottenere l’esenzione dal blocco delle attività per i corsi erogati nell’Ipm. Dal mese di gennaio 2021, l’anno scolastico è così riuscito a riprendere regolarmente in presenza. Un ragazzo autorizzato a frequentare all’esterno un corso serale presso un istituto alberghiero svolge attualmente didattica digitale integrata, alternando periodi in presenza a periodo da remoto.
È partita dall’inizio del nuovo anno una sperimentazione che coinvolge l’Ipm, il Cpia e l’istituto per geometri di Potenza per consentire a un ragazzo di seguire un percorso scolastico in didattica a distanza, non rientrando nei requisiti per poter frequentare un corso all’esterno. Il Cpia ha fornito all’istituto una postazione apposita per il ragazzo, dotata di programmi specifici per il disegno tecnico. Ancora prima dello scoppio della pandemia, l’Ipm si era attivato per trovare percorsi di studio erogati da remoto per ragazzi non autorizzati a recarsi all’esterno. L’improvviso incremento negli ultimi mesi di corsi online ha reso più facile l’accesso a tali opportunità di studio che l’istituto continuerà ad offrire anche a conclusione dall’emergenza sanitaria.
I corsi di formazione professionale sono da qualche anno erogati dall’Agenzia Regionale Lavoro e Apprendimento Basilicata in attuazione del progetto “Vale la pena lavorare” finanziato dal Fondo Sociale Europeo. Il progetto prevede corsi di formazione professionale e tirocini formativi retribuiti della durata di 300 ore, da svolgere sia all’interno che all’esterno dell’istituto presso aziende del territorio. I percorsi professionalizzanti sono andati avanti fino a febbraio 2020, ma nonostante diverse rassicurazioni di un prossimo riavvio le attività non sono ancora riprese.
Per ovviare alla mancanza di formazione professionale, l’istituto ha dato avvio a un laboratorio produttivo alimentare prevedendo da giugno 2020 l’attivazione di un corso in panificazione e pasticceria. Tali attività, sono affiancate da un corso di grafica e marketing, entrambi finalizzati all’apertura del laboratorio, all’ideazione del logo e del packaging dei prodotti.
Dalla chiusura della scorsa primavera non sono ancora ripresi gli ingressi in istituto dei volontari. Si spera nella ripresa delle collaborazioni con il Coni, Unitalsi e i gruppi vincenziani nel corso del 2021. Da giugno 2020 fino alla fine dell’anno si è tenuto un laboratorio di arte sociale integrata che comprendeva attività di teatro, musica, discipline multimediali e artigianato artistico.
Sono attualmente attive due collaborazioni con mediatori culturali di lingua araba e cinese, entrambe finanziate dal Fondo Sociale Europeo.
La maggior parte dei ragazzi detenuti presso l’Ipm di Potenza non è di origine lucana, ma proviene da regioni del centro e sud Italia o è di nazionalità straniera. Per tale motivo il ricorso ai video colloqui è stato accolto con gran favore, consentendo ai ragazzi di aumentare significativamente i rapporti con i propri familiari. La possibilità di usufruire di colloqui in presenza è di nuovo formalmente garantita ma, a causa del divieto di spostamento fra regioni, i colloqui non vengono attualmente effettuati.
Grazie ad una collaborazione con il volontariato vincenziano, è attiva da qualche anno una progettualità che prevede l’utilizzo di un’abitazione in prossimità dell’istituto per ospitare le famiglie in visita ai ragazzi e per effettuare periodi di permessi premio insieme ai propri cari quando non è possibile autorizzare il rientro nel contesto di appartenenza.
ROMA
Nell’Ipm di Roma Casal del Marmo alcuni membri del personale civile sono risultati positivi al Covid-19. Nessun caso di positività era emerso durante la cosiddetta prima ondata di diffusione del virus, mentre a partire dal mese di novembre si sono verificati i primi contagi rimasti comunque assai ridotti nei numeri.
L’istituto non ha riscontrato particolari difficoltà nell’effettuare cicli di tamponi sia ai ragazzi che al personale né nel reperire dispositivi di protezione individuale, anche grazie a donazioni di mascherine provenienti dall’esterno. Non vi sono state significative complicazioni neanche in merito all’individuazione di ambienti per lo svolgimento dei periodi di isolamento fiduciario, destinando a tale funzione i piani terra delle due palazzine detentive. La disponibilità di tali spazi è principalmente derivata dal ridotto numero di ragazzi presenti in istituto negli ultimi mesi. A fronte di una capienza regolamentare di circa 80 posti, sin dall’inizio dell’emergenza sanitaria le presenze si sono sempre aggirate intorno alla trentina. Al 15 gennaio 2021 i ragazzi detenuti presso l’Ipm di Casal del Marmo erano 25, di cui 11 minorenni e 14 maggiorenni. Fra loro, quattro sono le ragazze detenute.
A inizio anno, l’istituto ha condotto una ricognizione per la campagna vaccinale del personale e delle persone autorizzate ad accedere in maniera regolare, sia operatori esterni che volontari. Se per questi ultimi è stato solo fornito il numero di persone a titolo di indagine, per il personale interno è stato richiesto di indicare la disponibilità o meno ad effettuare il vaccino anti Covid.
Con l’inizio del lockdown di marzo e aprile 2020, sono state interrotte tutte le attività comprese quelle scolastiche. In mancanza di una connessione internet all’interno delle palazzine detentive, non si è riusciti a proseguire con le lezioni da remoto. Sia il Cpia che l’istituto alberghiero titolare del corso di studio superiore sembra non abbiano dimostrato un grande spirito di collaborazione, non supportando il proseguimento dei percorsi scolastici dei ragazzi in Ipm neanche tramite strumenti di didattica a distanza asincrona. Dopo un periodo di totale assenza, sono poi ripresi i contatti con entrambi i centri di istruzione. È stato così possibile riprendere le attività scolastiche, grazie soprattutto al particolare sforzo di una funzionaria giuridico-pedagogica facente da tramite con l’esterno per la consegna di compiti e dispense.
Nel mese di giugno 2020, i ragazzi iscritti all’ultimo anno di scuola media sono riusciti a conseguire regolarmente la licenza. Una ragazza ha sostenuto gli esami di maturità, preparati con l’aiuto di una suora volontaria autorizzata a tal fine ad accedere in istituto anche nei mesi di chiusura. L’ingresso degli altri operatori volontari è ripreso invece nei mesi estivi, seppur sempre in maniera contingentata.
Il nuovo anno scolastico è ripartito regolarmente in presenza con i corsi di alfabetizzazione e di scuola media erogati dal Cpia e il biennio superiore dell’istituto alberghiero. La ragazza diplomatasi nel 2020 è attualmente iscritta alla facoltà di psicologia che frequenta online negli uffici del personale.
In istituto non sono erogati corsi professionalizzanti. A causa della breve permanenza media dei ragazzi, i corsi risultano difficili da attivare, richiedendo un numero di ore e un numero di partecipanti elevati. Sono previsti dei laboratori di pizzeria, falegnameria, lavorazione di metalli e serigrafia che non rilasciano però alcun tipo di attestato.
Dopo il periodo di lockdown sono subito riprese le attività sportive. Per i ragazzi sono attivi corsi di rugby e fitness ed è di imminente avvio anche un corso per vice-allenatore di calcio. Le ragazze possono invece partecipare a delle lezioni di zumba.
L’Ipm di Casal del Marmo è uno dei pochi istituti ad avere al proprio interno una sezione femminile. Da normativa dipartimentale, i ragazzi e le ragazze non possono svolgere attività in comune se non in occasione di eventi particolari, come manifestazioni culturali o religiose. Ogni qualvolta l’istituto preveda la compresenza di maschi e femmine è necessario richiedere una specifica autorizzazione agli uffici superiori. Lo scorso anno un’unica eccezione è stata fatta per consentire ad una ragazza di frequentare un corso di formazione online insieme a due ragazzi, seguiti da un tutor in aula.
Una rigorosa separazione è applicata anche fra i ragazzi minorenni e maggiorenni. Mentre per i corsi scolastici e laboratoriali l’istituto è riuscito ad ottenere la possibilità di svolgerli in comune, per gli altri tipi di attività è sempre necessaria un’autorizzazione che il più delle volte non viene concessa. È il caso per esempio delle attività sportive. Considerata la ridotta presenza di minorenni, la netta separazione dal resto dei ragazzi impedisce ad esempio ai più giovani la possibilità di organizzare una partita di pallone.
Data la significativa presenza di ragazzi di origine straniera, l’istituto ha sempre attivo un progetto di mediazione sociale e culturale che al momento prevede la presenza fissa di un mediatore di lingua araba e di una mediatrice di lingua rumena. Vengono chiamati al bisogno mediatori di altre culture, come in questo periodo che vede la presenza anche di un mediatore di lingua urdu per un ragazzo pakistano.
Oltre al cappellano, è garantito l’ingresso su chiamata di ministri di culto di altre fedi religiose. Già nei colloqui di primo ingresso, i ragazzi sono informati della possibilità di richiederne l’accesso in base al proprio credo. Sono negli anni entrati in istituto ministri di culto dei testimoni di Geova, della chiesa evangelista, delle religioni musulmana ed ebraica.
Sono in fase di ultimazione i lavori iniziati l’anno scorso per ampliare il sistema di videosorveglianza e portare la connessione internet all’interno delle due palazzine detentive e della palazzina delle attività. L’istituto ha ricevuto inoltre in dotazione alcuni tablet utilizzati al momento principalmente per effettuare le due videochiamate settimanali previste in sostituzione dei colloqui in presenza.
TORINO
All’interno dell’Ipm “Ferrante Aporti” di Torino si sono registrati alcuni casi di positività al Covid-19 fra gli agenti di polizia penitenziaria e gli operatori sanitari. Grazie all’applicazione dei protocolli sanitari condivisi dalla Regione Piemonte, a questi casi non è seguito alcun contagio all’interno della popolazione detenuta.
L’istituto ha dovuto affrontare diverse difficoltà organizzative nell’allocazione di spazi dedicati allo svolgimento del periodo di quarantena precauzionale. Inizialmente, la durata di quattordici giorni di isolamento prevista all’arrivo in istituto comportava grandi ostacoli nella dislocazione dei ragazzi. Da novembre la formalizzazione di un nuovo protocollo sanitario ha consentito di ridurre tale periodo effettuando un tampone al momento dell’arrivo in istituto e un altro dopo cinque giorni, facilitando di gran lunga la gestione dei nuovi ingressi. Lo stesso protocollo ha previsto un periodo di isolamento della durata minima di 48 ore e l’obbligo di tampone anche per quanto riguarda la dimissione dei ragazzi nei casi di trasferimento in altri istituti o in comunità.
Per evitare di far svolgere i periodi di quarantena lontano da tutti, la direzione ha deciso di non adibire un’intera sezione all’isolamento ma di destinare a questa funzione tutte le stanze da due posti letto presenti nelle quattro sezioni detentive che compongono l’istituto.
La complessa gestione delle entrate e delle uscite avrebbe quindi richiesto e continuerebbe a richiedere grandi sforzi organizzativi da parte di tutto il personale. A facilitare in parte tale compito è intervenuta la magistratura, limitando gli ingressi in istituto soprattutto in fase cautelare. Altrettanto non si può dire, almeno per quanto riguarda Torino, per i ragazzi in esecuzione penale.
Fin dall’inizio del lockdown, grande attenzione sarebbe stata prestata a una chiara ed efficace comunicazione all’interno e all’esterno dell’istituto. Sin dal momento, particolarmente delicato, in cui – insieme alla Garante dei diritti delle persone private della libertà del Comune di Torino – è stata data notizia della sospensione dei colloqui, la direzione e tutti gli operatori hanno prestato particolare cura nella continua informazione dei ragazzi e delle loro famiglie. Tale approccio è stato perseguito per tutti i mesi successivi soprattutto quando l’adozione di nuove misure implicava cambiamenti nella possibilità di ricevere visite dall’esterno.
Grazie alla fornitura piuttosto celere di dispositivi tecnologici da parte del Dipartimento, si è riusciti sin da subito a svolgere colloqui tramite videochiamate, incontrando un grande favore dei ragazzi e in particolar modo di chi in precedenza non riceveva visite. Benché il colloquio in presenza abbia sicuramente un valore diverso, il video-colloquio ha permesso non solo di vedere i propri cari ma anche la propria casa, altri luoghi e altre persone.
La tecnologia ha profondamento cambiato il lavoro di tipo educativo. Da una parte ha facilitato i contatti tra il personale dell’istituto con le altre figure del territorio di origine dei ragazzi. Soprattutto per chi proviene da fuori Torino, si incontravano infatti grandi difficoltà nei contatti con gli assistenti sociali o con altri servizi specialistici dei territori. Dall’altra ha ridotto il rapporto diretto tra educatori e giovani detenuti, tipico dell’Ipm, soprattutto nei mesi del lockdown, durante i quali il personale ha lavorato anche in smartworking.
Per quanto riguarda le attività scolastiche, nei mesi di marzo e aprile 2020 si sono riusciti a portare avanti i corsi tramite la consegna dei compiti e delle lezioni da parte degli insegnanti agli educatori che facevano da tramite con gli studenti all’interno dell’istituto. Grazie a tale sistema, sei ragazzi sono riusciti a conseguire la licenza media e due l’attestato di lingua italiana livello A2.
L’anno scolastico 2020/2021 è ripartito in presenza. Anche quando a novembre scorso è stato emanato il Dpcm che nuovamente riduceva le attività scolastiche, gli insegnanti hanno continuato ad entrare in istituto in considerazione della nota del Ministero dell’Istruzione che prevede la possibilità di svolgere didattica in presenza per i corsi elargiti dai Cpia. La scuola continua così regolarmente, osservando tutte le precauzioni necessarie sia relative al numero di studenti che all’adozione dei dispositivi di sicurezza.
Fra lockdown, periodo estivo e zona rossa, dal febbraio 2020 non sono mai ripresi gli ingressi del gruppo di volontari. Per le stesse ragioni è stato anche temporaneamente sospeso il progetto che prevede la realizzazione di un teatro all’interno dell’istituto tramite il coinvolgimento di diverse associazione del territorio.
Nel tentativo di far svolgere ai ragazzi attività che non prevedessero l’ingresso di operatori esterni, l’istituto ha organizzato nei mesi di lockdown un progetto di cineforum grazie al sostegno della Compagnia di San Paolo e ha ricevuto per mezzo della Garante di Torino alcune playstations. L’attività sportiva è gradualmente ricominciata nei mesi estivi con la squadra di calcio dell’istituto. A settembre è ripreso il progetto “Adotta uno scrittore” realizzato in collaborazione con il salone del libro di Torino.
Trattandosi di un istituto con una permanenza media piuttosto breve, raramente oltre i 60/80 giorni, non sono previsti percorsi lavorativi. Per queste ragioni, si cercherebbe di dar vita a brevi laboratori di avvicinamento alla formazione professionale di circa 150 ore. Sono poi previsti due corsi di formazione professionale di maggiore durata, uno per operatore nel settore delle pulizie di 400 ore solitamente attivato nel periodo estivo in alternanza con la scuola e uno per operatore di cucina di 500 ore contemporaneo al periodo scolastico. Per quest’ultimo, si è in alcuni periodi ricorsi alla didattica a distanza, adottata anche per sostenere i relativi esami. A conclusione dei corsi, nel 2020 si sono diplomati quattro ragazzi nel settore delle pulizie e altri quattro come operatori di cucina.
A metà del gennaio 2021 i ragazzi reclusi in istituto erano 27 (13 minorenni e 14 maggiorenni), mentre erano 40 un anno prima (18 minorenni e 22 maggiorenni).
TREVISO
L’Ipm di Treviso non ha riscontrato grandi problematiche collegate alla diffusione del virus, né per quanto riguarda eventuali casi di contagio né in relazione all’organizzazione e gestione dei nuovi ingressi. Non si sono verificate finora particolari situazioni di difficoltà nell’allocazione degli spazi destinati allo svolgimento del periodo di isolamento precauzionale, essendo sempre trascorsi alcuni giorni fra un ingresso e l’altro. Si è riusciti inoltre a mantenere il numero delle presenze al di sotto della capienza regolamentare, grazie anche all’applicazione delle misure straordinarie adottate dal governo per evitare gravi situazioni di sovraffollamento. Al 15 gennaio 2021, i ragazzi ospitati dall’istituto di Treviso erano 11, di cui 6 minorenni e 5 maggiorenni.
Le attività scolastiche sono state sospese per tutta la durata del lockdown della primavera 2020. Dal 6 maggio si è riusciti ad attivare la didattica a distanza, proseguita poi per tutto il periodo estivo fino alla conclusione dell’anno scolastico. Per garantire lo svolgimento delle attività da remoto, l’istituto si è dovuto arrangiare utilizzando dei dispositivi di cui era possesso, incontrando però numerose difficoltà tecniche.
Il nuovo anno scolastico è iniziato e continua a svolgersi con le lezioni in presenza alle quali partecipano solo due studenti per volta. Sono attualmente attive classi di alfabetizzazione L2 livello A1 e A2, corsi di scuola media, un corso di informatica base e alcuni percorsi scolastici serali di indirizzo turistico e meccanico. L’istituto può contare su un ampio organico di insegnanti, anche per le materie specifiche di indirizzo come nel caso della lingua inglese per gli studenti dell’istituto turistico. Per evitare le problematiche incontrate nei mesi passati, il Cpia sta fornendo all’istituto alcuni dispositivi da utilizzare qualora vi fosse nuovamente bisogno di tornare in didattica a distanza o integrata.
Durante l’estate sono gradualmente riprese le attività sportive e ricreative, come il laboratorio di cucina e il laboratorio artistico, entrambi realizzati una volta a settimana e con la partecipazione di massimo due ragazzi e un operatore.
Nel corso del 2020 si sono svolti corsi di fotografia, video, serigrafia e di grafica in attuazione del progetto “(Re)inclusione” finanziato dalla Chiesa Valdese e realizzato tramite il coinvolgimento di numerose realtà del territorio. Recentemente, a conclusione del progetto della Fondazione Treccani “aPIEDElibro”, i ragazzi hanno ricevuto due kindle. Al termine del percorso progettuale realizzato con la Cooperativa sociale Itaca, diversi libri sono stati caricati sui dispositivi in base ai titoli richiesti dai ragazzi. Nel 2021 continuerà il progetto di giustizia riparativa per portare a termine le ore non fruite l’anno scorso a causa della sospensione delle attività.
Per quanto riguarda le modalità di svolgimento dei colloqui, come nel resto d’Italia la possibilità di svolgere visite in presenza segue l’andamento dell’emergenza sanitaria nella regione. A inizio gennaio 2021, essendo il Veneto in zona arancione, soltanto i parenti di un ragazzo residenti nel comune di Treviso potevano recarsi in istituto a fargli visita. Per tutti gli altri continuavano i colloqui da remoto tramite videochiamata.
La richiesta di effettuare videochiamate era stata avanzata dall’istituto ancora prima dell’emergenza sanitaria, soprattutto per i ragazzi con i parenti all’estero. Tale novità è stata quindi accolta con grande favore da parte di tutto l’Ipm.