Libertà di culto

Libertà di culto

1024 538 XVII rapporto sulle condizioni di detenzione

 

La strada accidentata della libertà di culto in carcere

Nel 68% degli istituti visitati da Antigone erano infatti presenti ministri di culto diversi da quello cattolico. I cappellani cattolici (i quali sono dipendenti dell’Amministrazione penitenziaria) erano presenti in tutti gli istituti visitati (secondo gli ultimi dati pubblicati dal DAP sono 314, distribuiti tra i circa 190 istituti penitenziari). 

Negli 79,5% degli istituti monitorati da Antigone nel corso dell’ultimo anno non era presente alcuno spazio dedicato esclusivamente alla celebrazione di culti diversi da quello cattolico.

Fonte: dati Osservatorio Antigone

In tutti gli istituti visitati (e anche in quelli non visitati) erano invece presenti degli spazi appositi per la celebrazione del culto cattolico. Ciò avviene nonostante l’ultimo censimento sulle appartenenze religiose delle persone detenute pubblicato dall’Amministrazione penitenziaria (risalente al 2016) mostri come “solo” il 54% della popolazione detenuta sia cattolica (almeno nel 2016). Laddove non vi sono luoghi per i riti dei non cattolici, nella maggior parte le preghiere si svolgono in cella. Alcuni istituti trovano soluzioni alternative: all’istituto “Panzera” di Reggio Calabria, ad esempio, i detenuti di fedi diverse da quella cattolica si riuniscono nelle aule scolastiche o in quelle dedicate ad altre attività trattamentali. A Cassino si ritrovano in un’aula dedicata ai colloqui, mentre a Frosinone nelle stanze in cui si svolgono i colloqui con i difensori e gli operatori. A Perugia i detenuti musulmani pregano a volte nello spazio antistante al cortile, mentre a Verona lo fanno nella cappella cattolica. A Ravenna ciò avviene nel corridoio adiacente alle aule scolastiche, mentre a Belluno nella sala polivalente. A Spoleto, per fare un ultimo esempio, viene messa a disposizione la biblioteca, ma solo per le pratiche buddiste.

La situazione è migliore se si guarda alla presenza dei ministri di culto. Nel 68% degli istituti visitati da Antigone erano infatti presenti ministri di culto diversi da quello cattolico. I cappellani cattolici (i quali sono dipendenti dell’Amministrazione penitenziaria) erano presenti in tutti gli istituti visitati (secondo gli ultimi dati pubblicati dal DAP sono 314, distribuiti tra i circa 190 istituti penitenziari). 

Fonte: dati Osservatorio Antigone

Se i cappellani dipendono direttamente dal DAP, gli altri ministri di culto entrano in istituto in virtù di convenzioni apposite (come il protocollo siglato dall’Amministrazione con l’Unione delle Comunità Islamiche Italiane) o in quanto volontari, senza alcuna remunerazione e spesso su esplicita richiesta dei detenuti.
Una fotografia che mostra come sia necessario da un lato prevedere maggiori spazi per i detenuti non cattolici, e dall’altro implementare la presenza di altri ministri di culto, di cui andrebbe rafforzato lo statuto.