Tra le finalità della pena, così come sancito dalla Costituzione ex art.27, vi è quella rieducativa. La legge recante norme sull’Ordinamento Penitenziario prevede – ex art.1 co2 – che «il trattamento tende, anche attraverso i contatti con l’ambiente esterno, al reinserimento sociale ed è attuato secondo un criterio di individualizzazione in rapporto alle specifiche condizioni degli interessati» e che – ex art.28 – «particolare cura è dedicata a mantenere, migliorare o ristabilire le relazioni dei detenuti e degli internati con le famiglie».
Fondamentale è quindi il rapporto che la persona detenuta ha con la comunità esterna e, prima su tutti, con la famiglia. Mantenere tali relazioni, coltivarle o riallacciarle ai fini del reinserimento sociale è enunciato dall’Ordinamento Penitenziario (ex ’art.15 co1) “Il trattamento del condannato e dell’internato è svolto avvalendosi principalmente dell’istruzione, della formazione professionale, del lavoro, della partecipazione a progetti di pubblica utilità, della religione, delle attività culturali, ricreative e sportive e agevolando opportuni contatti con il mondo esterno e i rapporti con la famiglia” e ribadito dal Regolamento penitenziario (ex art.1 co1-2) “ Il trattamento degli imputati sottoposti a misure privative della libertà consiste nell’offerta di interventi diretti a sostenere i loro interessi umani, culturali e professionali. Il trattamento rieducativo dei condannati e degli internati è diretto, inoltre, a promuovere un processo di modificazione delle condizioni e degli atteggiamenti personali, nonché delle relazioni familiari e sociali che sono di ostacolo a una costruttiva partecipazione sociale”.
L’Ordinamento Penitenziario prevede che detenuti e internati siano ammessi ad avere colloqui e corrispondenza con i familiari e, in casi particolari, con terzi (art.18 O.P.) rimandando per le modalità al D.P.R. 230/00. Il nostro Regolamento penitenziario, più restrittivo in tal senso, concede una telefonata a settimana, della durata di dieci minuti, e tendenzialmente solo con i familiari, tenendo fuori amici e tutte le persone terze. Solo in qualche caso e in qualche Istituto sono autorizzate telefonate straordinarie e solo da Direttori disponibili.
Per quanto riguarda invece i colloqui, generalmente detenuti e internati possono usufruire di sei colloqui al mese
Per quanto riguarda invece i colloqui, generalmente detenuti e internati possono usufruire di sei colloqui al mese. Quantità che cambia quando si tratta di persone detenute o internate per uno dei delitti previsti dall’art.4-bis co1 O.P., e che non può essere superiore a quattro incontri al mese. Il colloquio ha la durata massima di un’ora, prolungabile sino a due in presenza di eccezionali circostanze.
Da nessuna parte si disciplinano i giorni e gli orari in cui si dovrebbero svolgere i colloqui, ma generalmente questi si fanno la mattina e durante i giorni settimanali, cosa che facilita l’organizzazione degli stessi in istituto, ma rende più difficile la partecipazione dei familiari che lavorano o che vanno a scuola. Per questo motivo si raccomanda che i colloqui avvengano, almeno ogni tanto, anche di sabato o di domenica, o in orario pomeridiano. Durante le 97 visite che l’osservatorio di Antigone ha svolto in carcere nel 2022, abbiamo chiesto negli istituti dove siamo stati, se questo avvenisse o meno. Sotto quanto rilevato.
Nella maggior parte degli istituti, generalmente una volta o due la settimana, si accede al colloquio anche nel pomeriggio, ma non è così in quasi un terzo degli istituti, nei quali dunque il colloquio è possibile solo la mattina.
In circa metà degli istituti invece è possibile, generalmente una o due volte al mese, svolgere i colloqui il sabato o la domenica. In più di un terzo è contemplato il sabato, ma non la domenica, e in 6 istituti tra quelli da noi visitati né il sabato né la domenica.
Le Circolari del DAP che si sono susseguite da marzo a maggio 2020 hanno visto l’Amministrazione penitenziaria impegnarsi per l’attuazione concreta di misure alternative ai colloqui in presenza
Durante il periodo dell’emergenza pandemica da Covid-19, l’impossibilità di effettuare colloqui in presenza e la reale importanza del mantenere vivo e costante il rapporto tra le persone detenute e i propri familiari è stata attesa dalle norme, con diverse circolari del DAP e una legge recante misure urgenti sull’Ordinamento Penitenziario (l.70/2020), prevedendo una dilatazione quantitativa delle telefonate e introducendo le videochiamate in sostituzione ai colloqui. In particolare, le Circolari del DAP che si sono susseguite da marzo a maggio 2020 hanno visto l’Amministrazione penitenziaria impegnarsi per l’attuazione concreta di misure alternative ai colloqui in presenza, concedendo la possibilità di fare video-colloqui e incrementando la corrispondenza telefonica anche verso utenze mobili e arrivando fino a prevedere un’autorizzazione, per la corrispondenza telefonica, oltre i limiti di cui all’art.39 co2 del D.P.R. n.230/00, che regola la corrispondenza telefonica.
Si chiede al Ministro della Giustizia di sollecitare le Direzioni degli Istituti affinché prevedano e autorizzino telefonate straordinarie quotidiane al fine di migliorare il mantenimento delle relazioni sociali e affettive
In tal senso muove anche l’interrogazione parlamentare presentata dalla senatrice Ilaria Cucchi nel marzo scorso, e ancora in attesa di risposta, in cui si chiede al Ministro della Giustizia di sollecitare le Direzioni degli Istituti affinché prevedano e autorizzino telefonate straordinarie quotidiane al fine di migliorare il mantenimento delle relazioni sociali e affettive durante l’esecuzione della pena.
Attualmente in molte carceri italiane, si è tornati alla disciplina precedente la pandemia da Covid-19 e ciò di cui soffre maggiormente la popolazione detenuta sono le limitazioni alle telefonate con i familiari.
Questo è quello che, ad esempio, è successo nella Casa Circondariale di Teramo, nella quale un avviso affisso in bacheca il 29.04.23 avverte la popolazione ivi detenuta che dal 1.05.23 sarebbe stata concessa una sola telefonata a settimana, salvo casi particolari (corrispondenza con figli minori o affetti da disabilità grave ecc.). Decisione analoga è stata presa dalla Direzione della Casa Circondariale di Rebibbia femminile nella quale è stata formalizzata la riduzione del numero di colloqui mensili, portati al minimo previsto dall’Ordinamento Penitenziario. I colloqui telefonici, a partire dal primo maggio, sono uno a settimana per le donne detenute comuni e due al mese per le donne detenute in regime ostativo e non sono permessi i colloqui con conviventi pregiudicati. Inoltre, la durata delle videochiamate, sostitutive ai colloqui visivi in presenza, è stata ridotta da 60 a 20 minuti. Decisione motivata con la scarsità di personale e/o risorse.
Le Direzioni di altri Istituti, invece, hanno preso decisioni opposte e stanno usando la loro discrezionalità per favorire una corrispondenza più frequente tra le persone detenute e i loro familiari. È il caso della Casa Circondariale di Velletri, dove le persone ristrette, su propria richiesta possono beneficiare fino ad una telefonata al giorno previa verifica dell’utenza. È una decisione che corrisponde a quanto chiesto, con una lettera aperta ai Direttori penitenziari, dalla Conferenza Nazionale Volontariato e Giustizia. Si muovono nella medesima direzione anche la Casa di Reclusione di Padova, la Casa Circondariale di Firenze e quella di Trieste. Ciò dimostra che un’organizzazione di risorse e personale, in favore di una vita carceraria più sostenibile e soprattutto finalizzata al reinserimento in società, è possibile.
Quando fu stabilito questo limite probabilmente 10 minuti sembravano sufficienti anche in relazione agli elevati costi, soprattutto delle interurbane. Oggi, però, questo limite non trova giustificazione in tal senso.
Come sostenuto in una nostra precedente campagna, iniziata ad agosto 2022: “Una telefonata allunga la vita”. Come già detto, l’attuale Regolamento penitenziario pone il limite di 10 minuti a settimana alle telefonate. Quando fu stabilito questo limite probabilmente 10 minuti sembravano sufficienti anche in relazione agli elevati costi, soprattutto delle interurbane. Oggi, però, questo limite non trova giustificazione in tal senso. Tutti gli Istituti, a seguito dell’emergenza pandemica si sono dotati di numerosi dispositivi telefonici e tablet. Inoltre, lo stesso periodo emergenziale ci ha mostrato quanto sia positivo supportare i rapporti familiari, sia per le persone ristrette che per la comunità libera e che le chiamate e le videochiamate non mettono a rischio la sicurezza e non pongono problemi organizzativi insormontabili.