Secondo i dati pubblicati dal Garante Nazionale, sono state 85 le persone ad essersi tolte la vita all’interno di un istituto penitenziario nel corso dell’anno
Il 2022 è passato alla storia come l’anno con più suicidi in carcere di sempre. Secondo i dati pubblicati dal Garante Nazionale, sono state 85 le persone ad essersi tolte la vita all’interno di un istituto penitenziario nel corso dell’anno1), una ogni quattro giorni.
Un numero così alto non era mai stato registrato prima, tanto da far parlare di una vera e propria “emergenza suicidi”. Anche nel 2023 si continua a guardare al fenomeno con grande preoccupazione, con 22 casi accertati avvenuti tra il mese di gennaio e il mese di maggio.
A raccontare l’emergenza del 2022, non è solo il numero assoluto dei decessi ma la relazione tra questi e la media della popolazione detenuta durante l’anno. Il cosiddetto tasso di suicidi nel 2022 si è attestato a 15,4 casi ogni 10.000 persone detenute. Anche qui, il valore più alto di sempre. In passato ad un tasso così elevato non si è mai andati nemmeno vicini. Prima del 2022, il numero più alto era stato registrato nel 2001, con un tasso di 12,5 casi ogni 10.000 persone, 3 in meno del dato attuale.
Negli istituti penitenziari i casi di suicidio siano 23 volte superiori rispetto ai suicidi in libertà
Secondo gli ultimi dati pubblicati dall’OMS 2) (risalenti al 2019), il tasso di suicidi in Italia era pari a 0,67 casi ogni 10.000 persone. Mettendo il dato in rapporto con quello relativo al carcere, vediamo come negli istituti penitenziari i casi di suicidio siano 23 volte superiori rispetto ai suicidi in libertà.
Grazie al dossier “morire di carcere” di Ristretti Orizzonti e all’analisi realizzata a fine anno dal Garante Nazionale, è possibile riportare alcuni dati sulle biografie delle persone che si sono tolte la vita in carcere.
Delle 85 persone, 80 erano uomini e 5 donne
Delle 85 persone, 80 erano uomini e 5 donne. Quest’ultimo dato colpisce particolarmente, sia in relazione alla percentuale della popolazione femminile (pari solo al 4% di quella totale) che a quanto avvenuto negli anni precedenti. Sia nel 2021 che nel 2020 una sola donna si era tolta la vita in carcere, mentre nessuna nel 2019. Nel rapporto sulle donne detenute pubblicato lo scorso 8 marzo raccontiamo le storie delle 5 donne suicide in carcere.
Riguardo alla nazionalità, 49 persone erano italiane e 36 straniere (20 delle quali senza fissa dimora). Quasi la metà delle persone di origine straniera (16 persone) provenivano da Albania, Tunisia e Marocco. Le fasce di età più rappresentate sono quelle tra i 26 e i 39 anni (37 persone) e tra i 40 e i 54 anni (29 persone); le restanti si distribuiscono nelle classi 18-25 anni (10 persone), 55-69 anni (6 persone) e ultrasettantenni (3 persone). L’età media delle persone che si sono suicidate è di 40 anni. La persona più giovane era un ragazzo di 20 anni, la più anziana un signore di 71.
Per quanto riguarda le posizioni giuridiche, 39 persone erano state giudicate in via definitiva (il 39%); 32 persone erano in attesa di primo giudizio (il 37%). Tra le restanti, 5 avevano almeno una condanna definitiva e altri procedimenti penali in corso, 7 erano appellanti e 2 ricorrenti.
La maggior parte delle persone (50, ossia quasi il 60%) si siano tolte la vita nei primi sei mesi di detenzione
Nell’analisi elaborata dal Garante Nazionale emerge anche la durata della permanenza in carcere. Questi dati raccontano come la maggior parte delle persone (50, ossia quasi il 60%) si siano tolte la vita nei primi sei mesi di detenzione. Di queste, 21 nei primi tre mesi dall’ingresso in istituto, 16 nei primi dieci giorni. Tra queste, 10 persone addirittura entro le prime 24 ore dall’arrivo in carcere.
Delle 85 persone, 68 (pari all’ 80%) erano coinvolte in altri eventi critici e di queste 28 (ossia il 33%) avevano precedentemente messo in atto almeno un tentativo di suicidio. L’istituto dove sono avvenuti più casi di suicidio nel corso dell’anno è la Casa Circondariale di Foggia, con cinque decessi
Nell’analisi del Garante Nazionale, viene poi elaborata un’indagine sulle condizioni di fragilità o vulnerabilità delle persone che si sono tolte la vita. Delle 85 persone, 68 (pari all’ 80%) erano coinvolte in altri eventi critici e di queste 28 (ossia il 33%) avevano precedentemente messo in atto almeno un tentativo di suicidio (in 7 casi addirittura più di un tentativo). Inoltre, 24 persone (ossia per il 28% dei casi) erano state sottoposte alla misura della “grande sorveglianza” e di queste 19 lo erano anche al momento del suicidio. Undici persone erano affette da patologie di tipo psichico, comprovate da certificazione psichiatrica.
L’istituto dove sono avvenuti più casi di suicidio nel corso dell’anno è la Casa Circondariale di Foggia, con cinque decessi. Seguono, con quattro casi ognuno, gli istituti penitenziari di Torino e Milano San Vittore. Tre suicidi sono invece avvenuti nella Casa di Reclusione di Palermo Ucciardone e nelle Case Circondariali di Pavia e di Firenze.
Oltre alle persone decedute a seguito di un proprio gesto, nel 2022 altre 129 persone hanno perso la vita in carcere
Oltre alle persone decedute a seguito di un proprio gesto, nel 2022 altre 129 persone hanno perso la vita in carcere. Di queste, 93 per cause naturali, 32 per cause ancora da accertare e 4 per cause accidentali. Il numero totale di decessi è dunque pari a 214 persone.
Secondo Ristretti Orizzonti, nel 2023 le persone morte in carcere al mese di maggio sono 42. Tra questi, 12 persone sono decedute per malattia e 8 per cause ancora da accertare. Le 22 restanti sono persone che si sono tolte la vita. Tra queste, due vicende hanno destato particolare clamore per il silenzio in cui si sono consumate. Si tratta di due uomini, entrambi detenuti nella Casa Circondariale di Augusta, entrambi deceduti a seguito di un lungo sciopero della fame. Il primo era un uomo di 45 anni originario di Gela. Sosteneva di essere detenuto per errore e protestava contro la propria condanna, che sarebbe dovuta terminare nel 2029. È deceduto in ospedale la notte tra il 24 e il 25 aprile, dopo 41 giorni di sciopero della fame. Il secondo era un cittadino russo, che dal 2018 chiedeva di essere estradato nel paese d’origine e di scontare lì la propria pena. Anche lui è deceduto in ospedale, il 9 maggio, dopo 61 giorni senza cibo.
References
↑1 | Il dato del Garante Nazionale riporta un decesso in più rispetto agli 84 indicati dal dossier di Ristretti Orizzonti e dai dati ufficiali del Dap. Questo perché il Garante include, nel conto dei suicidi del 2022, il decesso di una persona trovata impiccata il 26 dicembre 2022 e deceduta presso l’ospedale civile di Prato il 4 gennaio 2023. Anche se la morte è avvenuta nel 2023, il Garante lo registra dunque come suicidio del 2022. |
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↑2 | World Health Organization, Suicide Worldwide in 2019, Global Health Estimate for the year 2019, https://www.quotidianosanita.it/allegati/allegato1377340.pdf. Nonostante i dati risalgano al 2019, il fenomeno suicidario in Italia non risulta aver subito grandi variazioni nel corso degli ultimi anni (tasso di suicidi in Italia 2019: 0,67; 2018: 0,63). |