Uno dei principali temi di discussione intorno al carcere è da sempre legato alla carenza di personale. Non sono solo le unità di polizia penitenziaria a soffrire di questa carenza, anche i funzionari giuridico pedagogici sono un numero considerevolmente inferiore rispetto a quello previsto. Così come il personale amministrativo e soprattutto i direttori.
Dal 2020 sono stati indetti diversi concorsi, volti all’incremento di organico sia nel Comparto sicurezza che nel Comparto funzioni centrali
Per far fronte a tale situazione destinata a peggiorare, atteso il crescente aumento di pensionamenti, dal 2020 sono stati indetti diversi concorsi, volti all’incremento di organico sia nel Comparto sicurezza che nel Comparto funzioni centrali. Tra le procedure concorsuali, la più significativa è quella per dirigenti di istituto penitenziario. Il precedente concorso, infatti, risale al 1997, per 23 anni non vi sono state assunzioni e ciò ha determinato lo scenario attuale per cui un numero considerevole di dirigenti sia a capo di più di un istituto, con tutte le difficoltà che ciò comporta.
Sono stati indetti, inoltre, concorsi per le figure di: funzionari contabili, assistenti tecnici, assistenti informatici, contabili, nonché mediatori culturali. In relazione al comparto sicurezza, invece, sono stati indetti concorsi per diverse figure, da quella di agenti, a vice ispettori e commissari, con l’obiettivo nell’arco di 5 anni di pareggiare le unità rispetto a quanto previsto in pianta organica. Altro concorso che ha interessato nel 2022 il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria è stato quello che porterà all’assunzione di 204 funzionari giuridico pedagogici (indetto per 104 figure è stato poi innalzato a 204). Secondo quanto ha reso noto il DAP con Circolare 3 febbraio 2022 – Incremento pianta organica Funzionario Giuridico Pedagogico, l’obiettivo è quello di fissare il rapporto di un funzionario ogni 65 detenuti, che attualmente è di 71 in media nazionale.
L’educatore
Tra tutte le figure che lavorano in sinergia in ambito penitenziario, coloro a cui operativamente l’ordinamento attribuisce il compito di garantire lo svolgimento di attività utili ai fini del reinserimento in società sono gli educatori. Ed infatti, assumono un ruolo fondamentale non solo per la “osservazione scientifica della personalità” e per l’accesso alle misure alternative dei detenuti definitivi. Gli educatori collaborano anche alla progettazione di tutte le attività dell’istituto, scolastiche, formative, sportive e ricreative, e cercano di rispondere ai molti bisogni dei detenuti, definitivi o meno che siano. Assumono, inoltre, secondo la circolare ministeriale che ne ha modificato la denominazione in funzionari giuridico pedagogici, il compito di coordinare la rete interna ed esterna al carcere in modo da garantire una relazione con il territorio.
Il numero totale degli educatori effettivi, secondo quanto si evince dalle schede trasparenza aggiornate a maggio 2023, è pari a 803 unità a fronte delle 923 previste in pianta organica. La media nazionale di persone detenute in carico a ciascun funzionario è di 71
Il numero totale degli educatori effettivi, secondo quanto si evince dalle schede trasparenza aggiornate a maggio 2023, è pari a 803 unità a fronte delle 923 previste in pianta organica. La media nazionale di persone detenute in carico a ciascun funzionario è di 71. Tuttavia, sono 100 su 191 gli istituti che presentano un rapporto persone detenute/educatori più elevato rispetto alla media e ben distante da quello fissato dal DAP che, come esposto precedentemente è pari a 65.
Le situazioni che destano maggiore allarme sono relative innanzitutto alla Casa Circondariale romana di Regina Coeli, dove il numero è incredibilmente superiore. Sono 3 gli educatori effettivi a fronte degli 11 previsti in pianta organica per un numero di detenuti pari a 1.002
Le situazioni che destano maggiore allarme sono relative innanzitutto alla Casa Circondariale romana di Regina Coeli, dove il numero è incredibilmente superiore. Sono 3 gli educatori effettivi a fronte degli 11 previsti in pianta organica per un numero di detenuti pari a 1.0021). Ciascun educatore ha dunque in carico 334 persone detenute. Altrettanto elevati sono i dati riscontrati negli istituti di Melfi e Paola, dove il rapporto detenuti/educatori è pari a 177. Ma non sono solo gli istituti del centro-sud a soffrire di questa rilevante carenza di organico. Infatti, sono proprio gli istituti del nord Italia a presentare un rapporto persone detenute educatori superiore alla media nazionale, attestandosi a 74,2.
Negli Istituti di Alessandria “San Michele” ed Asti, entrambe case di reclusione, ad esempio, che contano un numero di persone ristrette pari rispettivamente a 205 e 265, il numero di funzionari giuridico pedagogici effettivi è 2, a fronte di una previsione organica di 7 e 10 unità.
Al contrario si riscontrano situazioni che controbilanciano tale carenza. Nella Casa di reclusione di Palermo “Ucciardone” per un numero di persone detenute presenti pari a 364, gli educatori effettivi sono 9. Ad Alba, il rapporto persone detenute educatori è pari a 12, mentre a Fossombrone, altra casa di reclusione il rapporto è pari a 16.
In relazione ai dati emersi nelle 97 visite effettuate nel 2022 dall’Osservatorio di Antigone il rapporto medio tra persone detenute ed educatori appare più elevato e pari a 87,2, peggiore rispetto a quello riscontrato nel 2021, ove erano 83 i detenuti per ciascun educatore. È stato possibile inoltre verificare come, rispetto ad alcuni dati riportati sulle schede trasparenza, in alcuni istituti gli educatori che effettivamente garantiscono la loro presenza quotidiana sono un numero inferiore. Tale circostanza comporta indubbiamente una discrepanza tra quanto effettivamente garantito all’utenza e quanto riportato nelle statistiche.
La carenza più grave riscontrata dall’Osservatorio è riferibile alla Casa Circondariale di Trani, ove un educatore ha in carico 379 persone detenute. Tale carenza di organico potrebbe giustificarsi con la natura dell’Istituto, che dovrebbe ospitare persone per un periodo mediamente breve, ma in realtà ospita il 50% di detenuti definitivi. La stessa situazione si verifica nelle case circondariali di Foggia, Alessandria e Bergamo, dove il numero di persone detenute per ciascun educatore è rispettivamente 189, 175 e 176, a fronte di una percentuale di definitivi che è pari a 61.7%, 72.4% e 75%. La situazione non migliora nelle case di reclusione. Ad Asti, il rapporto detenuti educatori appare allarmante, uno ogni 142,5 detenuti, come a Roma Rebibbia Reclusione, dove ciascun educatore ha in carico 138 detenuti.
Conformemente a quanto emerge dalle schede trasparenza, sono molti gli istituti visitati nel 2022 in cui il numero di educatori difficilmente si spiega se si tiene conto del ridotto numero di detenuti presenti e delle forti carenze presenti altrove. Per citarne alcuni, a Latina gli educatori presenti sono 4, per un numero di detenuti pari a 118; a Venezia Giudecca, a fronte di 64 detenute gli educatori sono 2. Dai dati raccolti durante le 97 visite effettuate nel 2022, nei 20 istituti più “poveri” di educatori ce n’era in media uno ogni 161 detenuti. Nei 20 più “ricchi” uno ogni ogni 36. E’ difficile comprendere l’incoerente distribuzione degli educatori sul territorio nazionale, considerato che la funzione svolta è fondamentale ai fini della presa in carico delle persone detenute e dell’attuazione del principio cui la detenzione secondo la Costituzione dovrebbe ispirarsi, la ri-educazione.
Secondo i dati riportati nelle schede trasparenza del Ministero aggiornate al 2023, manca il 15% delle unità previste in pianta organica. In totale il personale effettivamente presente è pari a 31.546. Il rapporto detenuti agenti attuale è pari ad 1,8
Polizia Penitenziaria
La situazione del personale di Polizia penitenziaria presenta carenze che non differiscono particolarmente da quelle viste sopra. Secondo i dati riportati nelle schede trasparenza del Ministero aggiornate al 2023, manca il 15% delle unità previste in pianta organica. In totale il personale effettivamente presente è pari a 31.546. Il rapporto detenuti agenti attuale è pari ad 1,8, a fronte di una previsione di 1,5. Tra le regioni italiane questo rapporto varia fra l’1,2 e il 2 e suggerisce una distribuzione disomogenea del personale. Le regioni che hanno in media un rapporto più elevato di detenuti per agente sono la Lombardia, il Lazio e la Calabria, con circa 2 detenuti; presentano la situazione contraria il Friuli Venezia Giulia, la Basilicata e il Molise, con un numero di detenuti per agenti pari a 1,2. La distribuzione incoerente del personale si evince dalla discrepanza che c’è tra gli istituti circa il numero di detenuti per agente. Il rapporto detenuti per agente più elevato si riscontra a Rossano, dove è pari a 3, il minore invece a Lauro, con 0,3 detenuti per agente. L’allocazione disomogenea delle unità di Polizia penitenziaria si riscontra anche all’interno delle regioni. Ad esempio in Campania pur essendo atteso il dato previsto in pianta organica, coesistono situazioni di grave carenza con situazioni più felici. A Napoli Secondigliano attualmente il rapporto detenuti agenti è pari a 1,12 (con 24 agenti di polizia penitenziaria in più); ben più elevato è quello riscontrato a Napoli Poggioreale dove è 2,84 (con 204 unità in meno); a Carinola il rapporto detenuti agenti è addirittura di 3,58 (nonostante 7 unità in più rispetto a quelle previste).
Al di là delle differenze regionali, si nota che gli istituti di grandi dimensioni sono quelli dove la carenza di personale è maggiore: a Bollate il rapporto detenuti agenti è pari a 2,96 e a Roma Regina Coeli 2,69. Appare inspiegabile, inoltre, come vi possano essere degli istituti dove il personale di Polizia penitenziaria previsto in pianta organica sia uguale o addirittura superiore rispetto a quello dei posti detentivi regolamentari
Al di là delle differenze regionali, si nota che gli istituti di grandi dimensioni sono quelli dove la carenza di personale è maggiore: a Bollate il rapporto detenuti agenti è pari a 2,96 e a Roma Regina Coeli 2,69.
La fotografia dell’Osservatorio di Antigone nel 2022 conferma quanto riportato dai dati ministeriali. Dei 97 istituti visitati, 44 presentano un rapporto tra detenuti e agenti più elevato rispetto alla media di 1,8. La carenza di personale di Polizia penitenziaria desta maggiore allarme a Roma Rebibbia III casa, dove era presente un agente ogni 3,4 detenuti. Non migliora la situazione a Milano Bollate, dove c’era un agente ogni 3,15 detenuti e Pescara con un agente ogni 3,07 detenuti. Come per gli educatori, anche in relazione al personale di Polizia penitenziaria appare con evidenza una situazione di disomogeneità di organico sul territorio nazionale. Infatti, fanno da contrappeso a situazioni di grave carenza di personale di Polizia penitenziaria istituti dove il numero di agenti è superiore a quello delle persone detenute. Era questo il caso di Lauro, Alba, Venezia Giudecca, Lucca e Messina. Appare inspiegabile, inoltre, come vi possano essere degli istituti dove il personale di Polizia penitenziaria previsto in pianta organica sia uguale o addirittura superiore rispetto a quello dei posti detentivi regolamentari. A Grosseto, ad esempio, per una capienza ufficiale di 15 posti, sono 34 gli agenti previsti in pianta organica; come a Latina, dove per 77 posti regolamentari sono 132 le unità di Polizia penitenziaria previste. Al contrario, ad esempio a Carinola, per 551 posti regolamentari, le unità previste sono 154. Le regioni dove la previsione in pianta organica in media risulta carente rispetto ai posti regolamentari sono la Lombardia e la Calabria e il Lazio.
Dall’analisi effettuata emerge che, sebbene vi sia una carenza di unità di Polizia penitenziaria diffusa in modo disomogeneo su tutto il territorio nazionale, questa non sia minimamente paragonabile a quella precedentemente vista in merito agli educatori. È facile dedurre che sia sempre più frequente che ad occuparsi di fatto dei bisogni delle persone detenute finiscano per essere gli agenti di Polizia penitenziaria.
Funzionari amministrativi
Fra le varie figure professionali previste negli istituti di pena, i funzionari amministrativi sono la categoria che risente della maggiore carenza di personale. I funzionari amministrativi si occupano della contabilità, della rendicontazione e degli affari generali. Generalmente l’area amministrativo contabile è preposta alla gestione dei fondi assegnati dal Ministero, degli ordini e degli acquisti del materiale, nonché delle gare d’appalto. In alcuni istituti è competente in merito alla gestione finanziaria dei conti delle persone private della libertà. Inoltre, i funzionari amministrativi in alcune carceri amministrano il fondo detenuti, il conto corrente postale e la gestione finanziaria dei detenuti semiliberi.
Le schede trasparenza del Ministero aggiornate al 2023 mostrano che la differenza fra funzionari amministrativi previsti ed effettivi è pari al 20,12%. Delle 4.040 unità previste, sono presenti solo 3.227 unità
Le schede trasparenza del Ministero aggiornate al 2023 mostrano che la differenza fra funzionari amministrativi previsti ed effettivi è pari al 20,12%. Delle 4.040 unità previste, sono presenti solo 3.227 unità. Le carenze maggiori si riscontrano in Piemonte e Lombardia, dove rispettivamente mancano 115 e 107 unità di personale amministrativo. Le regioni del centro sud, invece, non sembrano soffrire della stessa problematica. In Puglia, Umbria e Molise, ad esempio, il numero di amministrativi effettivamente presenti corrisponde a quello previsto in pianta organica.
I direttori e i vice direttori
Concludiamo con la figura posta al vertice della struttura amministrativa dell’istituto, ovvero il direttore. La figura del direttore, o della direttrice, in un carcere è fondamentale. É infatti responsabile del coordinamento di tutte le aree dell’istituto, della gestione amministrativa della struttura e del suo personale, e delle attività che In istituto si svolgono, incluse tutte quelle che riguardano i detenuti.
In ultima istanza praticamente tutto dipende dal direttore e quando il direttore non c’è, o non è in condizione di fare il suo lavoro, nella migliore delle ipotesi tutto si ferma.
Nel corso delle 97 visite svolte dall’Osservatorio di Antigone nel 2022 è stato rilevato come solo nel 58,8% degli istituti penitenziari fosse presente un direttore responsabile solo di quell’istituto
Nel corso delle 97 visite svolte dall’Osservatorio di Antigone nel 2022 è stato rilevato come solo nel 58,8% degli istituti penitenziari fosse presente un direttore responsabile solo di quell’istituto. Il 32% dei direttori è incaricato in più di un istituto. Come sempre si tratta di un dato medio, nel Lazio e in Puglia, ad esempio, tutti i 7 istituti visitati avevano un proprio direttore a tempo pieno, come anche in Abruzzo, dove sono stati visitati 3 degli 8 istituti presenti sul territorio. In Veneto e in Calabria, invece, dei 5 istituti visitati solo 1 aveva a capo un direttore incaricato in via esclusiva. Anche in Piemonte, dove sono stati visitati 8 istituti, c’era solo un direttore a tempo pieno.
Non avevano un direttore a tempo pieno il carcere di Modena, con 387 presenze al momento della nostra visita, Busto Arsizio con 385 presenti, o Saluzzo con 380 persone detenute. Mentre avevano un direttore a tempo pieno ad esempio il carcere di Vallo della Lucania, con 51 presenze, quello di Lecco, con 68 persone detenute.
A sopperire alla carenza attuale di direttori non è neppure la figura del vice-direttore. Negli istituti visitati da Antigone solo il 26% aveva un vice-direttore, 36 in tutto, e anche in questo caso la loro distribuzione è apparsa fortemente incoerente
A sopperire alla carenza attuale di direttori, non è neppure la figura del vice-direttore. Degli istituti visitati da Antigone solo il 26% aveva un vice-direttore, 36 in tutto, e anche in questo caso la loro distribuzione è apparsa fortemente incoerente. Il Lazio infatti, nonostante sia la regione in cui tutti gli istituti visitati avevano un direttore “a tempo pieno”, è anche la regione con il numero più elevato di vicedirettori. Al contrario in Piemonte, nonostante l’elevato numero di presenze e la carenza di direttori a tempo pieno, i vice-direttori erano solo 2. A Torino, in particolare, con 1393 persone detenute al momento della visita c’era un solo vicedirettore. A Santa Maria Capua Vetere, con 812 presenze, e a Monza, con 613 e un tasso di affollamento pari al 149%, non c’era alcun vicedirettore. Tra quelli visitati, gli istituti in cui era presente un vicedirettore combaciavano con quelli in cui c’era un direttore incaricato solo presso quell’istituto. La figura del vicedirettore non riesce a sopperire all’assenza del direttore a tempo pieno, garantendo stabilità e presenza fissa.
Anche l’allocazione dei direttori e vice-direttori appare difficilmente spiegabile. Accanto ad istituti molto grandi, che ospitano un numero elevato di persone detenute privi di direttore a tempo pieno o di vicedirettori, c’erano istituti ben più piccoli con a capo tanto un direttore incaricato quanto un vicedirettore.
Conclusioni
Emerge chiaramente sia dai dati aggiornati estratti dalle schede trasparenza del Ministero, sia dai dati dell’Osservatorio di Antigone quanto sia rilevante il problema della disomogeneità nell’allocazione delle risorse umane sul territorio nazionale. Il problema del sovraffollamento e della carenza di organico non vanno di pari passo. Non sono gli istituti maggiormente affollati a godere di un numero in proporzione più elevato di personale. È auspicabile ripensare la distribuzione sul territorio delle varie figure professionali in modo da garantire a chi è ristretto in carcere e dal carcere dipende, un trattamento concretamente volto al reinserimento sociale.
References
↑1 | dato del 7/5/2023 |
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