Era il 2008 quando Antigone decise di creare un organismo incaricato di fornire assistenza gratuita per problematiche sofferte in stato di detenzione
Sono trascorsi 15 anni da quando all’interno dell’Associazione Antigone opera un Difensore Civico a tutela dei diritti delle persone detenute. Era il 2008 quando Antigone decise di creare un organismo incaricato di fornire assistenza gratuita per problematiche sofferte in stato di detenzione. All’epoca non esisteva nessun organismo con competenza nazionale deputato ad agire a questo scopo. In sua assenza, Antigone decise di crearne uno, informale e composto esclusivamente da volontari/e, con l’intento di colmare tale vuoto e soprattutto di spronare il legislatore a dar vita ad una istituzione apposita.
Nasce così il Difensore Civico di Antigone. Queste le parole usate per annunciarlo “L’associazione Antigone vista la difficoltà/impossibilità/disinteresse a dar vita a un difensore civico nazionale per i detenuti, ha deciso di promuoverne l’istituzione informale: un difensore civico di Antigone, che sia di stimolo e di denuncia di un decennio di insipienza parlamentare e che ci consenta di seguire e promuovere iniziative politiche a partire da casi e denunce provenienti dalle carceri”.
Da allora sono trascorsi quindici anni. Molte cose sono cambiate in questo periodo, in primis con l’istituzione del Garante Nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale. Sono inoltre sensibilmente aumentati i comuni e le regioni ad essersi dotati di organismi con funzioni analoghe ma competenze locali, aggiuntisi a quelli già presenti dai primi anni 2000. È andata così creandosi nel tempo una fitta rete di organismi operanti, su diversi livelli, a tutela dei diritti delle persone private della libertà.
La presenza di questa rete non rende però meno necessario l’operato del Difensore Civico. Ciò è vero non solo in forma astratta, in quanto ad un maggior numero di organismi di garanzia corrisponde in teoria un minor rischio di violazioni, ma anche in concreto, avendo registrato negli anni un esponenziale incremento nel suo operato. Con esso è andato gradualmente aumentando anche il dialogo con tutte le componenti della rete dei Garanti, con i quali il Difensore collabora attivamente segnalando casi rientranti nelle loro competenze territoriali.
Con il passare degli anni ci si è poi occupati non solo di pena detentiva, ma di pene in generale, come del resto indicato dalla nostra Costituzione
Con il passare degli anni ci si è poi occupati non solo di pena detentiva, ma di pene in generale, come del resto indicato dalla nostra Costituzione. Frequenti sono stati i contatti da parte di persone in misura alternativa alla detenzione o per alcune problematiche/procedure da attivare a fine pena, come la riabilitazione necessaria per riconseguire il diritto di voto, laddove si è ricevuta una interdizione dai pubblici uffici; l’ottenimento della Naspi, quando si è lavorato in carcere; la possibile revoca della patente, che consegue a determinate condanne in materia di stupefacenti; od ancora per indicazioni in relazione a possibilità di reinserimento in società. Pensiamo che con la Riforma Cartabia e l’introduzione di nuove pene sostitutive maggiori saranno le richieste di informazioni in tal senso o segnalazioni relative all’esecuzione di tali sanzioni.
Nel 2022, il Difensore Civico di Antigone ha gestito complessivamente 575 richieste di supporto
Nel 2022, il Difensore Civico di Antigone ha gestito complessivamente 575 richieste di supporto. Come si evince dal grafico, di queste richieste 359 sono casi nuovi e 216 aggiornamenti di questioni già seguite nel corso dell’anno o ereditate dagli anni precedenti che richiedono ulteriori interventi.
Nel 2022 si collocano al primo posto le richieste di supporto in materia di trasferimento
Volgendo lo sguardo alle tematiche oggetto dei casi gestiti, nel 2022 si collocano al primo posto le richieste di supporto in materia di trasferimento (88, ossia il 25% dei nuovi casi del 2022). Per un’analisi dettagliata del lavoro del Difensore Civico in materia di trasferimenti, si rimanda all’approfondimento curato da alcuni componenti del suo Ufficio.
Al secondo posto si trovano le richieste di supporto a tutela del diritto alla salute, scese di una posizione rispetto al biennio precedente, quando con la pandemia rappresentavano di gran lunga il maggior numero di casi presi in carico. Per la gestione delle questioni sanitarie, il Difensore Civico si avvale delle competenze di un team medico attualmente composto da sette volontari, tra professionisti e specializzandi in medicina.
A trasferimenti e salute (che insieme costituiscono il 46% dei casi totali), seguono questioni relative a misure alternative/benefici penitenziari, condizioni di detenzione, richieste di informazioni e problematiche relative a colloqui e telefonate. A queste si sommano poi altri temi, tra cui supporto in ambito lavorativo (es. Naspi), presunti abusi e maltrattamenti, la ricerca di alloggi/comunità e questioni processuali sulle quali, senza entrare nel merito, si ritiene di poter fornire un consiglio o fornire qualche forma di assistenza.
Le richieste gestite dal Difensore Civico arrivano nella maggior parte dei casi (63%) dai diretti interessati, ossia da persone detenute, ex detenute o in misura alternativa
Le richieste gestite dal Difensore Civico arrivano nella maggior parte dei casi (63%) dai diretti interessati, ossia da persone detenute, ex detenute o in misura alternativa. Altra grande percentuale di richieste (31%) arriva da parenti, conviventi o altre persone care. La restante quota (6%) è composta da soggetti terzi, coinvolti a vario titolo nel percorso di esecuzione penale della persona, come ad esempio avvocati o esponenti del terzo settore.
Una volta arrivata la richiesta, il caso viene assegnato a un gruppo di volontari/e che studiano la questione e capiscono se e come poter fornire supporto. Nello specifico, le modalità di azione del Difensore Civico si articolano lungo due principali direzioni: da un lato, informazione e promozione rivolta alle persone detenute sui diritti che le riguardano; dall’altro, assistenza nella attivazione di tali diritti, tramite la predisposizione di istanze, reclami e segnalazioni alle Autorità competenti. Non ci sostituiamo mai ai difensori delle persone che ci contattano, anzi spesso attiviamo collaborazioni proficue con diversi avvocati.
Dal sistema di protocollo in uscita utilizzato dal Difensore Civico, emerge come nel 2022 gli interventi svolti siano stati complessivamente 572. Nella maggior parte dei casi – il 74% – si tratta di comunicazioni per fornire o richiedere informazioni alla persona che ci contatta, sotto forma di lettere, email o telefonate. Il restante 26% è invece composto da altri tipi di interventi che prevedono un’azione di redazione di modulistica o reportistica più complessa. Si tratta in primis delle oltre 100 segnalazioni e solleciti avanzati nel corso dell’anno ad amministrazioni (Asl, direzioni degli istituti penitenziari, Dap e Prap) e ai Garanti per i diritti delle persone detenute. A queste seguono le varie istanze redatte al fine di richiedere trasferimenti, misure alternative, colloqui e altro. Chiudono i reclami ex artt. 35, 35-bis e 35-ter dell’Ordinamento Penitenziario.
Il punto di osservazione privilegiato del Difensore Civico ci consente di ricevere racconti e testimonianze su tutti gli aspetti della quotidianità detentiva
Il punto di osservazione privilegiato del Difensore Civico ci consente di ricevere racconti e testimonianze su tutti gli aspetti della quotidianità detentiva, dalle difficoltà nell’accesso ai servizi fondamentali (come salute, lavoro e istruzione) alle difficoltà nel coltivare i rapporti affettivi, alle ulteriori difficoltà e tempistiche dilatate necessarie ai fini dell’ottenimento di ogni beneficio penitenziario o misura alternativa. Si ha anche la possibilità di constatare le difficoltà di chi, dopo aver scontato una pena, prova a reintegrarsi nel tessuto sociale e si ha sempre la crescente consapevolezza che chi ha la possibilità di scontare la propria pena in modo differente dalla detenzione riesca a emanciparsi meglio da possibili ricadute nella commissione del reato. Il non recidere quei legami sociali esistenti, quelle risorse lavorative, culturali, affettive ha un gran pregio e ruolo nel ridurre il rischio di recidiva soprattutto in un sistema dove l’offerta formativa appare spesso datata e inadeguata, e comunque mai sufficiente a fronte del numero di persone detenute sempre in eccedenza rispetto alla capienza degli istituti.
Il Difensore Civico può oggi contare su un Ufficio composto da circa 60 volontari/e
Per gestire una mole di lavoro sempre in aumento, senza mai sacrificare attenzione e competenza, il Difensore Civico può oggi contare su un Ufficio composto da circa 60 volontari/e, che dedicano con passione il loro tempo libero alla tutela e alla promozione dei diritti. Negli ultimi anni il numero dei componenti è cresciuto significativamente grazie al passaggio, avvenuto in pandemia, a modalità di lavoro da remoto. Ciò ha consentito a persone residenti in tutta Italia di partecipare alle attività del Difensore Civico, prima aperte solo a chi poteva raggiungere la sede di Antigone a Roma. A loro, come ogni anno, va il ringraziamento più grande, da parte del Difensore Civico e di Antigone, tutta.