Istruzione

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1024 538 Ventesimo rapporto sulle condizioni di detenzione

Istruzione

Si intende evidenziare sin da subito che le persone detenute che accedono ai corsi, e gli stessi corsi, sono nel tempo in costante aumento.

L’istruzione è un diritto costituzionalmente garantito e all’interno delle carceri diviene un elemento trattamentale fondamentale per la risocializzazione e il reinserimento della persona detenuta all’interno della società. Si intende evidenziare sin da subito che le persone detenute che accedono ai corsi, e gli stessi corsi, sono nel tempo in costante aumento.
Disciplinato dall’art. 19 l. 354/1975 e art. 44 D.P.R. 30 giugno 2000, n. 230, l’istruzione intramuraria deve avere nei programmi e nei metodi di insegnamento le stesse caratteristiche della scuola esterna e prevedere, almeno sulla carta, la possibilità per i detenuti-studenti di effettuare un percorso che parta dalla scuola primaria e arrivi fino all’Università.

L’organizzazione dei percorsi di scuola primaria e di certificazione linguistica (Percorsi di primo livello) e dei percorsi di istruzione secondaria (Percorsi di secondo livello) è deputata ai CPIA – Centri Provinciali per l’Istruzione degli Adulti – sulla base di specifici accordi con le istituzioni scolastiche. I CPIA possono inoltre proporre un ampliamento dell’offerta formativa mediante accordi con le Regioni, gli Enti locali e con altre strutture formative accreditate dalle Regioni.

I percorsi di istruzione di primo livello si articolano in due periodi didattici, rispettivamente finalizzati al conseguimento del titolo di studio conclusivo del primo ciclo di istruzione, ex licenza media inferiore, e al conseguimento delle competenze di base afferenti al biennio dei corsi di scuola media superiore.

Per quanto riguarda l’offerta formativa dei detenuti stranieri si prevede inoltre lo svolgimento di percorsi di alfabetizzazione e di apprendimento della lingua italiana finalizzati al conseguimento di una certificazione attestante il raggiungimento di un livello di conoscenza della lingua italiana non inferiore al livello A2 del Quadro comune europeo (art. 4, comma 1, lett. c del Regolamento).

I percorsi di istruzione di secondo livello sono volti al conseguimento del diploma di istruzione tecnica, professionale e/o artistica e si articolano in tre periodi didattici, rispettivamente finalizzati: all’acquisizione della certificazione per l’ammissione al secondo biennio del liceo artistico e/o dei percorsi degli istituti tecnici o professionali, in relazione all’indirizzo scelto dallo studente; all’acquisizione della certificazione per l’ammissione all’ultimo anno del liceo artistico e/o dei percorsi degli istituti tecnici o professionali, in relazione all’indirizzo scelto dallo studente; all’acquisizione del diploma di liceo artistico e/o di istruzione tecnica o professionale, in relazione all’indirizzo scelto dallo studente.

Scuola

Gli ultimi dati elaborati dal Ministero della Giustizia al 30 giugno 2023, vediamo che nell’anno scolastico 2022 – 2023 sono stati erogati in totale 1.760 corsi scolastici per un totale di 19.372 persone iscritte

Gli ultimi dati elaborati dal Ministero della Giustizia al 30 giugno 2023, vediamo che nell’anno scolastico 2022 – 2023 sono stati erogati in totale 1.760 corsi scolastici per un totale di 19.372 persone iscritte (di cui 9.002 stranieri) e che la percentuale dei detenuti iscritti che riesce ad ottenere la promozione si attesta al 47,8%.

Rispetto al numero di persone straniere iscritte a corsi di istruzione, vediamo come quest’ultimo si concentri soprattutto nel primo livello (7.295 detenuti stranieri). Tra costoro, 4.792 risultano iscritti a corsi di alfabetizzazione e apprendimento della lingua italiana, in percentuale decisamente più elevata rispetto al totale della popolazione detenuta iscritta a tale percorso didattico, pari a 5.209 unità. Le motivazioni principali sono correlate alla necessità di apprendere la lingua e talvolta al non riconoscimento dei titoli di studio conseguiti all’estero. Se confrontiamo il raggiungimento della promozione a fine percorso notiamo che, in media, i detenuti iscritti al primo livello didattico riportano una percentuale di raggiungimento inferiore (37,6 %) rispetto ai detenuti iscritti al secondo livello di istruzione (scuola media superiore) che si attesta invece al 61,3%.

Rispetto alla statistica sui detenuti iscritti e promossi ai percorsi di istruzione nel 2021-2022, si evidenzia che nonostante si registri un aumento in generale sia dei corsi totali offerti all’interno degli istituti sia dei detenuti iscritti, il numero dei corsi sia di primo livello del secondo periodo didattico sia del secondo livello nel primo periodo didattico si è ridotto rispettivamente di 18 e di 42 unità. Inoltre è diminuita rispetto l’anno precedente anche la percentuale del totale dei promossi che è passata dal 48,8 al 47,8, riduzione concentrata nello specifico nel primo livello, passando dal 40,2 al 37,6.

Università

Ad aumentare nel corso degli anni non è solo la partecipazione ai corsi di scolarizzazione di primo e secondo livello, ma anche la partecipazione ai corsi universitari.

Ad aumentare nel corso degli anni non è solo la partecipazione ai corsi di scolarizzazione di primo e secondo livello, ma anche la partecipazione ai corsi universitari.
L’organizzazione dei corsi universitari in carcere è considerata una buona pratica italiana rispetto ad altri contesti internazionali, dove non è sempre garantita né prevista.

Nelle città con Università grandi o particolarmente attente al mondo penitenziario si sono sviluppati nel corso del tempo i Poli Universitari Penitenziari, che sono organizzati in un coordinamento chiamato Conferenza Nazionale dei Poli Universitari Penitenziari (CNUPP) istituita presso la CRUI (Conferenza dei Rettori delle Università̀ Italiane). Oggi la CNUPP conta 44 Università. Il bilancio del monitoraggio svolto dalla CNUPP sull’anno accademico 2022-2023 è il seguente: 1.458 studenti universitari iscritti (1.406 uomini e 52 donne), di cui 1.270 detenuti in 97 istituti penitenziari e 188 in esecuzione penale esterna o fine pena. Fra gli studenti detenuti non mancano quelli in regime di alta sicurezza (537) e quelli sottoposti al regime previsto dall’art. 41-bis dell’Ordinamento Penitenziario (39).
L’86,9% degli iscritti ha optato per un corso di laurea triennale e fra questi 41 hanno conseguito la laurea nell’anno solare 2022. Il 12,9% ha preferito invece un corso di laurea magistrale o a ciclo unico e in 10 hanno conseguito il diploma di laurea nel 2022. Infine 2 detenuti erano iscritti a un corso post-laurea.
Rispetto agli iscritti per aree disciplinari, la CNUPP riporta che nell’anno accademico 2022/2023 la maggior parte fosse iscritta a corsi di laurea dell’area politica sociale (27%) seguiti dall’area letteraria-artistica e dell’area giuridica (15%), agro-alimentare (12%), scienze, tecnologie, ingegneria, matematica (8%), storico-filosofica (8%), psico -pedagogica (7%), economica (6%), e infine medico-sanitaria (2%).

Nel corso degli anni il numero degli iscritti è andato sempre aumentando passando da 796 nell’anno accademico 2018-2019 (l’1,3 % dei 59.655 detenuti presenti al 31 dicembre 2018) a 1.246 in quello del 2021-2022 (il 2,3% dei 54.134 detenuti presenti al 31 dicembre 2021) e infine a 1458 in quello del 2022-2023 (il 2,59% dei 56.196 detenuti presenti al 31 dicembre 2022)

Nel corso dell’anno 2023 sono state effettuate 100 visite negli istituti penitenziari italiani da parte dell’Osservatorio Nazionale di Antigone. Rispetto alle visite effettuate dall’Osservatorio la media dei detenuti iscritti a corsi scolastici nell’anno 2022 è del 28,39%. I dati registrati sono in linea con quelli rinvenuti durante le visite effettuate negli anni precedenti: si evidenzia infatti una situazione piuttosto disomogenea e differenziata non solo tra regioni ma anche tra un istituto e l’altro.
In primis vi è una differenza tra le Regioni del Nord e del Sud, dove la media di detenuti iscritti in queste ultime è tendenzialmente maggiore rispetto quella nazionale come in Campania che si attesta al 35,85% o in Calabria che si attesta al 31,57%. In alcune regioni del Nord invece la media di detenuti iscritti riscontrata è al di sotto del dato nazionale, come in Lombardia dove si registra il 20,78% o come in Piemonte dove si registra il 22,91%. All’interno di ogni Regione poi è possibile rilevare una sostanziale differenza tra gli istituti di grandi dimensioni rispetto a quelli di piccole dimensioni come nel caso della Campania dove mentre nell’Icam Lauro si registra una media dell’85,7% di detenuti coinvolti nei corsi scolastici, nella Casa Circondariale di Napoli Secondigliano soltanto l’8,2% di detenuti è coinvolto, o come in Sardegna dove mentre nella Casa di Reclusione di Arbus si registra il 56,2% di detenuti coinvolti, nella Casa Circondariale di Sassari solo il 7,9%. Per concludere i numeri variano anche in base alla tipologia di istituto, difatti mentre nelle Case di reclusione c’è una copertura media del 33,91%, nelle Case Circondariali invece si registra il 26,27%.

Vi sono istituti più virtuosi di altri, con una percentuale di detenuti iscritti a corsi scolastici che supera il 60%, come la Casa Circondariale Femminile di Pozzuoli (67,92%), mentre altri decisamente meno virtuosi con una bassissima percentuale di iscritti, tra questi segnaliamo la Casa Circondariale di Benevento (3,71%), la Casa Circondariale di Brindisi (4,17%) e la Casa Circondariale di Sassari (7,9%)